Parigi, 24 giugno- A confermarlo sono le statistiche dell'Ocse secondo cui, nel 2008, solo il 9,3% dell'intera spesa pubblica è stato destinato alla spesa per istruzione. Questo colloca l’Italia al di sotto della media complessiva(13,1%). Questo è solo uno dei dati che risultano dal rapporto 'Uno sguardo sulla pubblica amministrazione 2011' dell’Ocse. Il livello di spesa in Italia tra il 2000 e il 2008 è diminuita dello 0,8%, al di sopra della media Ocse (-0,1%).Di conseguenza, anche i salari degli insegnanti sono considerevolmente inferiori rispetto alla media di quanto guadagnano i lavoratori del terziario. Come gli esperti dell’Ocse sottolineano: "Gli insegnanti sono la spina dorsale del settore educativo e i loro stipendi rappresentano la singola maggior voce di costo all'interno della spesa complessiva per l'istruzione". Ecco perché i salari e le condizioni lavorative giocano un ruolo primario nel motivare i professori nell’esercizio della loro professione.
Non va meglio sul versante sanità: nel 2008 ammontava al 4,6% della spesa pubblica complessiva, contro il 14,7% della media. E, in particolare, da noi si è registrato un aumento dell'1,6% dal 2000 al 2008 e nei paesi Ocse l'incremento è stato dell'1,7%.
A questi dati preoccupanti, secondo l’Ocse, in Italia si sta assistendo ad una crescita del divario tra ricchi e poveri: "In Italia la diseguaglianza di reddito è più alta della media dei paesi Ocse”.
Tuttavia, dal suddetto rapporto, risulta anche che "l'Italia è uno dei soli tre paesi che negli ultimi 10 anni hanno aumentato la spesa per i poveri".
Infine, poiché secondo gli economisti dell’ Ocse, la gestione delle finanze pubbliche non è sostenibile nel lungo periodo in molti dei paesi dell’area, se si vuole stabilizzare il rapporto debito/ Pil entro il 2026, bisognerà attuare delle riforme strutturali volte a perseguire registrare in media un incremento del Pil potenziale del 4% rispetto alle situazioni fiscali del 2010.
Quindi, se si vuole perseguire tale obiettivo, occorrerà fare degli interventi che mirino alla crescita e allo sviluppo. A tal fine, bisognerà incrementare gli investimenti e l’ammontare di spesa pubblica da destinare all’istruzione, alla ricerca e allo sviluppo.
Come si può intuire, urge un cambiamento. E' necessario assumere un atteggiamento meno miope e più responsabile nei confronti delle generazioni future, restituedo all’istruzione e alla cultura la giusta rilevanza.
Non va meglio sul versante sanità: nel 2008 ammontava al 4,6% della spesa pubblica complessiva, contro il 14,7% della media. E, in particolare, da noi si è registrato un aumento dell'1,6% dal 2000 al 2008 e nei paesi Ocse l'incremento è stato dell'1,7%.
A questi dati preoccupanti, secondo l’Ocse, in Italia si sta assistendo ad una crescita del divario tra ricchi e poveri: "In Italia la diseguaglianza di reddito è più alta della media dei paesi Ocse”.
Tuttavia, dal suddetto rapporto, risulta anche che "l'Italia è uno dei soli tre paesi che negli ultimi 10 anni hanno aumentato la spesa per i poveri".
Infine, poiché secondo gli economisti dell’ Ocse, la gestione delle finanze pubbliche non è sostenibile nel lungo periodo in molti dei paesi dell’area, se si vuole stabilizzare il rapporto debito/ Pil entro il 2026, bisognerà attuare delle riforme strutturali volte a perseguire registrare in media un incremento del Pil potenziale del 4% rispetto alle situazioni fiscali del 2010.
Quindi, se si vuole perseguire tale obiettivo, occorrerà fare degli interventi che mirino alla crescita e allo sviluppo. A tal fine, bisognerà incrementare gli investimenti e l’ammontare di spesa pubblica da destinare all’istruzione, alla ricerca e allo sviluppo.
Come si può intuire, urge un cambiamento. E' necessario assumere un atteggiamento meno miope e più responsabile nei confronti delle generazioni future, restituedo all’istruzione e alla cultura la giusta rilevanza.
Rosy Merola
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