A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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giovedì 6 ottobre 2011

Disturbi specifici di apprendimento: il Regolamento e le Linee Guida

(di Salvatore Nocera*)  da Superando.it
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Alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), ovvero dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia. Dopo che un anno fa era stata approvata la Legge 170/10, che ne aveva fissato i diritti, recentemente il Ministero dell'Istruzione ha prodotto il Regolamento e le Linee Guida di quella norma. Vediamone i vari aspetti, in questa approfondita analisi, e anche le affinità e le differenze con le norme che tutelano i diritti degli alunni con disabilità

Il 12 luglio scorso il Ministero dell'Istruzione ha emanato il Decreto n. 5669 recante il Regolamento Applicativo della Legge 170/10 sui diritti degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (d'ora in poi DSA). Lo stesso Decreto porta inoltre in allegato le Linee Guida rivolte ai docenti, dichiarate parte integrante del provvedimento (articolo 3). Si nota immediatamente come Decreto e Linee Guida siano stati pensati utilizzando concettualmente la normativa emanata nel corso degli anni per gli alunni con disabilità, pur tenendo distinte le due figure ai fini degli effetti giuridici e dei diritti conseguenti alla loro individuazione, in piena armonia sia con la Legge 104/92 che con la Legge 170/10, pensando in particolare al divieto di assegnazione di docenti per il sostegno, a meno che, oltre alla diagnosi di DSA, non si accompagni anche la certificazione di disabilità ai sensi dell'articolo 3 della Legge 104/92.
Si è pensato alla normativa emanata per gli alunni con disabilità, dicevamo, e infatti l'articolo 2 del Regolamento stabilisce che i docenti possano segnalare alle famiglie, tramite il Dirigente Scolastico, l'opportunità di una certificazione positiva o negativa di DSA, quando riscontrino difficoltà ripetute dell'alunno in classe.
Questa è una disposizione simile alla Circolare Ministeriale
363/94, con la quale il Ministero aveva previsto che i docenti - tramite il Dirigente Scolastico - potessero chiedere alle famiglie una certificazione positiva o negativa di disabilità. Quest'ultima Circolare prosegue poi prevedendo che in caso di non attivazione dei genitori, il Dirigente Scolastico comunichi alla famiglia che provvederà la scuola e che in caso di espresso divieto della famiglia, la scuola può rivolgersi ai servizi sociali perché, risultati negativi i contatti con la famiglia, essi si rivolgano al Tribunale dei Minori, il quale ultimo, anche contro la volontà dei genitori e nel prevalente interesse del minore, può decretare la sottoposizione a visita medica, affinché l'alunno possa fruire di tutti diritti che la normativa gli mette a disposizione.
Ebbene, il Regolamento per i casi di supposti DSA non giunge a tanto e le Linee Guida precisano in ogni caso che una diagnosi di DSA non può seriamente effettuarsi prima della fine del secondo anno di scuola primaria.
Sempe l'articolo 2 del nuovo Regolamento chiarisce pure un aspetto che l'articolo 3 della Legge 170/10 non aveva chiarito, vale a dire che le certificazioni diagnostiche debbono essere effettuate solo dalle «strutture preposte» (strutture sanitarie pubbliche o con esse convenzionate o accreditate) e quindi non da qualunque medico o psicologo privato.
L'articolo 4, poi, indica gli interventi didattici personalizzati che vanno svolti da parte dei docenti, nel rispetto della loro libertà di insegnamento, secondo le Linee Guida. Qui è particolarmente importante il comma 5, che afferma: «L'adozione delle misure dispensative è finalizzata ad evitare situazioni di affaticamento e di disagio in compiti direttamente coinvolti dal disturbo, senza peraltro ridurre il livello degli obiettivi di apprendimento previsti nei percorsi didattici individualizzati e personalizzati». Importante è quindi che non vengano ridotti gli obiettivi di apprendimento fissati per ciascun ordine di scuola.
E ancora, l'articolo 5 del Regolamento ribadisce l'importanza delle misure compensative e dispensative, che vanno indicate nel piano didattico personalizzato, come avviene per il PEI [Piano Educativo Individualizzato, N.d.R.]degli alunni con disabilità.

Assai importante, infine, è l'articolo 6 sulla valutazione  del profitto di questi alunni. Qui si prevede infatti che la valutazione stessa debba incentrarsi più sugli aspetti sostanziali che formali e a tal proposito si può ottenere la dispensa dallo svolgimento delle prove scritte nelle lingue straniere, purchè la carenza di tale prova sia compensata da prove orali. Si è applicato quindi il principio - già in vigore per gli alunni con disabilità - delle prove equipollenti di cui all'articolo 16, comma 3 della Legge 104/92, come pure l'uso di tempi più lunghi che, come precisato nelle Linee Guida, non devono superare il 30% di quelli concessi ai compagni, termine esplicitato nel Regolamento a favore degli studenti universitari con DSA.
Il sesto comma di questo articolo fuga i dubbi insorti a causa della formulazione generica di un'articolo della Legge 170/10, circa la possibilità di esonero dallo studio e dagli esami relativi alle lingue straniere. Il Regolamento precisa infatti che solo in via eccezionale, su proposta della diagnosi, su richiesta della famiglia e su delibera - anche a maggioranza - del Consiglio di Classe, l'alunno possa essere esonerato dallo studio e dagli esami delle lingue straniere, tenendo comunque conto della loro importanza come materie caratterizzanti o meno di quel determinato tipo di istituto.

E qui si è fatto palesemente ricorso alla normativa del PEI Differenziato prevista  dall'articolo 9 del DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) 122/09, sulla valutazione degli alunni con disabilità. Infatti, per questi casi, verrà deliberato dal Consiglio di Classe un progetto didattico differenziato, che non dà diritto al rilascio del diploma, ma solo a un attestato dei crediti formativi maturati, richiamando addirittura la norma del DPR 323/98 sul modello di attestato rilasciato agli alunni con disabilità.

Il Regolamento lascia però insoluti due grossi problemi, che invece la normativa per gli alunni con disabilità chiarisce e cioè: gli alunni con DSA in possesso dell'attestato rilasciato al termine degli esami di licenza media avranno titolo ad iscriversi alle scuole superiori, sia pure per il conseguimento di altro attestato al termine degli studi? Personalmente ritengo di no, dal momento che manca una norma che espressamente lo preveda, come è invece avvenuto per gli alunni con disabilità mediante l'articolo 11, comma 12 dell'Ordinanza Ministeriale
90/01, ribadito dall'articolo 9  del citato DPR 122/09, mentre l'articolo 10 di quest'ultimo - relativo proprio alla valutazione degli alunni con DSA - non ne fa menzione alcuna.
Probabilmente, se si vuole evitare di bloccare questi alunni  alla terza media, occorre una "normetta" amministrativa simile a quella della citata Ordinanza Ministeriale 90/01 (articolo 11, comma 12), per superare questo ostacolo formale.

Altro punto non esplicitato, ma importantissimo, è quello concernente gli alunni con DSA che conseguono l'attestato agli esami finali di Stato. Qui è chiaro - e non ci sono dubbi - che tali alunni non potranno iscriversi all'università, neppure se una norma amministrativa lo consentisse, poiché quest'ultima sarebbe illegittima, sia per violazione della legge sugli accessi universitari, sia per disparità di trattamento nei confronti degli alunni con disabilità con semplice attestato, ai quali giustamente è precluso l'accesso all'università.

Per quanto poi riguarda le Linee Guida, i docenti dovranno leggerle con molta attenzione, perché esse forniscono suggerimenti assai utili ai fini della didattica nei diversi gradi di istruzione, espressi in modo chiaro, con esemplificazioni pregevoli e con parole molto semplici.
Le medesime Linee Guida prevedono, ed è importante, che il Piano Didattico Personalizzato vada comunque definito entro e non oltre tre mesi dall'inizio dell'anno scolastico e pure qui c'è qualche differenza con gli alunni con disabilità.
Infatti, il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio)
185/06 stabilisce che il PEI [Piano Educativo Individualizzato, N.d.R.] vada abbozzato in tempo utile per le richieste in organico di fatto e ciò significa che una bozza di PEI per gli alunni con disabilità va approntata entro giugno-luglio dell'anno precedente la frequenza, poi raffinata all'inizio dell’anno scolastico (ai sensi della Nota Ministeriale Protocollo n. 4798/05) e definitivamente formulata entro i primi tre mesi dell'anno scolastico, con la presenza della famiglia, di tutti i docenti e degli operatori sociosanitari che seguono il caso. Qui invece è prevista solo l'ultima fase e sembra che manchino gli operatori sociosanitari.

Va detto ancora che il rispetto delle Linee Guida non costituisce un obbligo per i docenti, dal momento che, come visto, il Regolamento fa salvo il loro diritto alla libertà di insegnamento. E tuttavia, a mio avviso, per discostarsene occorre una ragionevole motivazione verbalizzata in una riunione del Consiglio di Classe, in mancanza della quale - in caso di bocciatura - la famiglia potrebbe chiederne l'annullamento per illegittimità, dovuta a violazione di legge o a difetto di motivazione.

Gli articoli conclusivi del Regolamento riguardano infine i contenuti e le modalità di svolgimento dei corsi di formazione sui DSA da parte dei docenti. Mancando però a tal proposito l'obbligo di frequenza dei corsi stessi, ci si chiede quanti docenti spontaneamente li frequenteranno. Ove fossero una scarsa percentuale - come avviene per quelli riguardanti la disabilità - si teme che i fondi destinati non sortiscano lo scopo previsto.

*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap).
Ultimo aggiornamento (Wednesday 05 October 2011 17:36)


martedì 4 ottobre 2011

Contro la dislessia arrivano i libri ad alta leggibilità

    

di Cristina Manetti
In un mondo di baby-cybernauti, bambini conquistati dal computer e piccoli maghi dei videogiochi, la lettura sembra aver perso il suo appeal. Si legge poco, giusto quello che serve per la scuola. Il risultato è “un impoverimento del linguaggio e, va da sé, anche del pensiero”, come spiega la psicologa cognitiva Alessandra Finzi. Un vero disastro, soprattutto per quei bambini che soffrono di dislessia (il 5% della popolazione scolastica, secondo l’Associazione italiana editori) e per quel 50% di ragazzi in età scolare che ha comunq
Ritrovare il piacere della lettura (Foto: Flickr)
Ritrovare il piacere della lettura (Foto: Flickr)
ue difficoltà con la lettura e non legge altro che libri di testo.
Ma se la scuola non trasmette passione per la lettura, ecco che per avvicinare alla narrativa anche i più pigri sono scese in campo alcune case editrici. Tre di queste, come Bianconero, Sinnos e Angolo Manzoni, hanno infatti dato alle stampe volumi ad “alta leggibilità“, nati cioè sulla base di criteri condivisi con genitori, insegnanti e terapisti che si traducono in una serie di accorgimenti linguistici (lessicali e sintattici) e tecnici (tipografici e d’impaginazione), che rendono la lettura più facile per tutti. Ma è soprattutto la nuova font di Bianconero, un tipi di carattere elaborato grazie alla collaborazione della stessa dottoressa Finzi e di Daniele Zanoni, esperto di metodi di studio e di disturbi dell’apprendimento, ad avere reso possibile un vero passo in avanti nella “lettura facile”.
La font Bianconero, usata nella nuova collana per ragazzi, Zoom, è la prima italiana ad alta leggibilità. Come spiega Irene Scarpati, direttrice della casa editrice romana, “sarà a disposizione, gratuitamente, di tutte le istituzioni e i privati che la utilizzino per scopi non commerciali”. Ma come nasce la font? “Si è lavorato sul disegno della singola lettera - spiega Finzi - in modo che non si confonda con le altre, in particolare nel caso delle lettere speculari come b-d, p-q, a-e. E questo, per i bambini dislessici, è un enorme vantaggio”.
Daniele Zanoni, colonna importante del progetto, una laurea in fisica e un curriculum di rilievo, è anche lui dislessico. “Ho sempre avuto difficoltà ad automatizzare la lettura e so quanto per noi sia importante ogni piccolo accorgimento. La dislessia, pur essendo un fenomeno evolutivo, non ha niente a che fare con l’intelligenza di una persona, associare le due cose è quindi un grave errore. Purtroppo, specie nelle scuole elementari, da parte degli insegnanti c’è un approccio sbagliato al problema. Per aiutare un bambino che ha difficoltà nella lettura bisognerebbe evitare i dettati, coinvolgerlo in attività che utilizzino il ragionamento e farlo sedere in prima fila. Utilizzare la font di Bianconero soprattutto alle elementari, cioè nell’età in cui si consolida la lettura, può essere davvero un contributo importante contro la dislessia”.
Da sempre impegnata in questo campo è anche l’Associazione italiana dislessia, che lo scorso luglio ha vinto un’importante battaglia legale: il Tar ha dato ragione e ammesso alla seconda elementare una bambina dislessica bocciata in prima. Come spiega la presidente dell’Aid, Rosa Bianca Leo, “l’associazione ha da poco attivato un servizio di consulenza legale on-line a disposizione di tutti i genitori di bimbi dislessici, che abbiano bisogno di capire come difendere i loro diritti”.

lunedì 3 ottobre 2011

LA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE

di Flavio Albrici
1) Gli adulti di fronte alle scelte dei ragazzi
La situazione è complessa ed eterogenea; vi sono alcuni ragazzi/e che hanno idee abbastanza chiare e sono in grado di prendere una decisione senza particolari ripensamenti (pochi) e molti (la maggior parte) che mostrano notevoli incertezze rispetto ad una scelta che in qualche modo condizionerà il loro futuro. Naturalmente, tra questi due estremi, vi sono diverse situazioni intermedie con gradienti variabili di complessità, che richiedono interventi diversificati tra loro e grande sensibilità da parte
degli adulti che intervengono nelle dinamiche dell’orientamento e delle scelte.
Il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore avviene in una fase particolarmente delicata nella vita degli studenti: l’adolescenza. In questa fase avvengono importanti cambiamenti a livello fisiologico, cognitivo, relazionale, affettivo, che incidono sensibilmente nei rapporti tra coetanei e nelle relazioni con gli adulti significativi (insegnanti e genitori).
La scelta della scuola superiore diviene, in questo periodo non ben definito e soggetto a rapida evoluzione, uno snodo importante e un banco di prova. Una scelta delicata, non solo per gli studenti, ma anche per le famiglie!
Due sono in particolare le variabili critiche che rendono delicato per i genitori il momento della scelta:
- il fatto che la scelta, pur non irreversibile, procuri dell’ansia legata a ciò che i figli faranno da grandi e, in generale, ogni genitore auspica il meglio per loro;
- la difficoltà nel trovare una mediazione tra le motivazioni e le aspettative dei ragazzi e le proprie.
La scelta della scuola superiore presuppone una serie di implicazioni psicologico-relazionalieducative sulle quali occorre riflettere.
Innanzitutto è importante che nel momento delle scelte i ragazzi/e siano adeguatamente affiancati da adulti significativi di riferimento (insegnanti e genitori). L’intervento degli adulti diviene però realmente efficace solo se gli stessi si presentano sereni e aperti al dialogo e alla comunicazione,
oltre che bene informati.
Gli insegnanti all’interno di una relazione pedagogica-educativa, collocata in un ambiente (la scuola) che spesso diviene il centro della vita relazionale dei ragazzi, luogo dove nascono e si coltivano amicizie, si affrontano prove e si sperimentano conflitti. Gli insegnanti sono gli adulti con cui i ragazzi costruiscono, al di fuori dell’ambito familiare, le relazioni più strutturate.
2 I genitori nell’ambiente familiare affrontano il momento della scelta attraverso la loro esperienza, la conoscenza dei propri figli, il buon senso e l’affetto.
Ma genitori e insegnanti che ruolo specifico possono giocare?
I docenti possono valutare, oltre al rendimento scolastico, gli interessi, le attitudini rispetto alle diverse discipline e le abilità trasversali (capacità comunicative, relazionali, strategiche, emotive).
Essendo punti di riferimento sia per gli studenti che per i genitori,  appresentano un punto d’incontro e di mediazione in caso di conflitto; inoltre possono essere fondamentali per gli studenti nell’elaborazione dell’esperienza scolastica, favorendo l’esplicitazione di aspettative, desideri e ansie relative al proprio futuro.
Allo stesso modo i genitori svolgono un ruolo fondamentale all’interno della relazione con i rispettivi figli, unica e insostituibile. La qualità e la modalità della scelta dipendono anche da come i genitori vivono il problema e lo affrontano sia in rapporto a sé stessi e alle proprie aspettative, che nella relazione con i propri figli.
A questo proposito si possono sottolineare alcuni elementi che possono aiutare a creare il clima adatto ad una scelta importante:
1. Non nascondere i propri dubbi - E’importante non pensare di essere infallibili e non nascondere dubbi e perplessità. Le incertezze degli adulti si possono intrecciare con quelle dei ragazzi e i dubbi si possono risolvere assieme, analizzando i criteri che si stanno seguendo e talvolta mettendoli in discussione. Negare la discussione il confronto attraverso finte certezze non fa che allontanare i ragazzi.
2. Non essere autoreferenziali – Dubbi, paure, incertezze, che solitamente accompagnano una scelta difficile, possono essere affrontate solo attraverso il confronto con interlocutori significativi (altri genitori, insegnanti, orientatori), per avviare un confronto costruttivo sulle proprie posizioni e perplessità. E’ importante in questa fase avvalersi, se possibile, dei servizi di orientamento presenti sul territorio, dove operatori esperti possono offrire il loro contributo professionale da una posizione più “neutra” rispetto a quella di insegnanti e genitori.
3. Comunicare con i propri figli – E’ importante verificare se le aspettative che legittimamente i genitori hanno per i propri figli, corrispondono effettivamente alle loro possibilità/capacità, nonché ai loro interessi e aspirazioni. A questo proposito è sicuramente utile per gli adulti
agire con queste modalità:
- avviare la riflessione sulla scelta lasciando aperte tutte le possibilità;
3
- conoscere in modo approfondito il sistema scolastico, evitando di veicolare le scelte alla luce di informazioni non corrette, stereotipi e pregiudizi rispetto ad alcune possibilità formative;
- non far prevalere, nei momenti della scelta, solo criteri pratici e logistici (la distanza da casa, il fatto che in una determinata scuola ci vadano alcuni compagni di classe, la comodità dei mezzi di trasporto…), elementi questi sicuramente importanti, ma che non possono da soli determinare la scelta. Nel limite del possibile a prevalere devono essere gli interessi, le motivazioni, le attitudini specifiche e le aspirazioni dei ragazzi;
- prendere contatti con la scuola che si è deciso di frequentare per verificare la congruenza tra le aspettative e ciò che la scuola stessa può offrire; importante a questo proposito approfittare degli open day, occasioni per visitare con i propri figli la possibile scuola di destinazione.

2) I ragazzi di fronte alla scelta della scuola superiore
La “paura di sbagliare” è un elemento costante che accompagna il percorso orientativo degli studenti, in quanto:
- la pre-adolescenza è il periodo meno adatto per le decisioni a lunga scadenza e che riguardano il proprio futuro;
- le scuole sono molte e assai diverse tra loro e non sono affatto chiare ai ragazzi le conseguenze di ciascuna delle scelte possibili;
- l’attuale fase di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento pone ulteriori interrogativi rispetto ai nuovi percorsi e alla loro efficacia, tutta da sperimentare sul campo.
Certamente tra gli obiettivi dell’orientamento vi è quello di mettere gli studenti nella condizione di scegliere in modo consapevole, possibilmente senza la paura di sbagliare. Tuttavia i dubbi, legittimi in questa fase, non devono inibire, ma essere considerati una risorsa preziosa, un’occasione per esplorare sé stessi e la realtà in cui si è inseriti.
Due aspetti vanno tenuti in debito conto di fronte a dilemmi decisionali come quello della scelta della scuola superiore:
- dietro ogni scelta ci sono le caratteristiche soggettive, i desideri, i progetti, le aspirazioni, le esperienze di vita, le persone incontrate e che in qualche modo hanno contribuito alla crescita di ciascuno. Quindi nessuno può scegliere completamente da solo!
4
- Tuttavia, anche se sembra contradditorio, le scelte definitive riguardano solo sé stessi e nessuno può prendere decisioni importanti per altri. Certamente non deve mancare il supporto di insegnanti, genitori, amici, orientatori e altri soggetti che con il loro contributo aiuteranno gli studenti a scegliere e a superare eventuali difficoltà.

Ministero: Guida alla nuova scuola secondaria superiore

Guida alla scelta consapevole della scuola di istruzione di secondo grado

Come scescere la scuola adatta dopo le medie?
 

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