A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

venerdì 20 gennaio 2012

'Time for rocking', festival e lotteria per aiutare i bambini dislessici

A NAPOLI DAL 18 GENNAIO

Durante i concerti di musica rock saranno messi in palio simpatici cimeli appartenuti a campioni dello sport
e della musica. Il ricavato andrà tutto in beneficenza

NAPOLI - Imprenditori e professionisti con la passione della musica che si mettono insieme per fare cultura e per sostenere i progetti di chi opera nel sociale. Parte il 18 gennaio, ma andrà avanti per le prossime settimane, la seconda edizione di «Time for Rocking», il festival musicale organizzato da Brunello Canessa e Peppe Iervolino che vedrà la partecipazione di 31 band, tutte o quasi composte, per lo più, da professionisti e imprenditori cantanti o musicisti amatoriali.
Durante i concerti che si terranno ogni mercoledì all’«Up Stroke» di Napoli, saranno venduti i biglietti della lotteria di beneficenza «Rock the Number» che mette in palio simpatici cimeli appartenuti a campioni dello sport e della musica: la maglia di Diego Armando Maradona dell’addio al calcio nel 2001; le scarpette di Fabio Cannavaro; l’armonica di Edoardo Bennato. Il ricavato andrà interamente in favore del progetto contro la dislessia infantile «Einstein… uno come me», sostenuto dalla Fondazione Onlus Cannnavaro-Ferrara con la quale il festival ha siglato un protocollo di intesa.

giovedì 19 gennaio 2012

Imparare le Tabelline con il metodo Paiva

 Primo passo: costruire la tabellina come moltiplicazione dei numeri di riga per colonna
Secondo passo: prima memorizzazione della tabellina tradizionale

http://www.tabellinemath.com/2008/09/imparare-le-tabelline-con-il-metodo.html

Scuola e famiglia alleate contro la dislessia

Il Corriere delle Alpi del 18-01-2012
Il convegno promosso dal Cilp ha presentato il progetto dedicato agli studenti con questo problema
FELTRE. La dislessia unita ai possibili disturbi nell’apprendimento sono altri campi in cui si muove il Centro del libro parlato che da tempo ha ormai allargato il proprio raggio d’azione rispetto all’utenza di non vedenti, che pure rimane un riferimento per l’attività dell’associazione. Così, venerdì scorso, nell’aula magna dell’istituto Colotti, si è svolto il convegno per presentare il progetto provinciale di rete sulla dislessia. Un’iniziativa che punta a unire gli sforzi di scuola, famiglia e servizi del territorio per fare fronte ai bisogni educativi degli studenti con disturbi specifici. di apprendimento. La strada scelta è quella della formazione rivolta a tutti gli ordini di scuola con la sperimentazione di metodologie di insegnamento-apprendimento. Il progetto è l’espressione di un gruppo che, a partire da un’esperienza realizzata nel territorio feltrino negli anni scorsi, ha ampliato un approccio e un modello di lavoro che sta dando già delle risposte concrete ai bisogni esistenti in tema di disturbi dell’apprendimento sul territorio provinciale. Oltre un centinaio i presenti al convegno, motivati a conoscere meglio la problematica per cercare di affrontarla nel migliore dei modi, attivando un circolo virtuoso che coinvolge scuola, famiglia, studenti, territorio. La dislessia è un problema ancora poco conosciuto e che porta grande sofferenza agli studenti che lo vivono, fatica per le famiglie che li affiancano nel loro percorso, difficoltà e dubbi per la scuola che sta mettendo in atto i recenti dettami formativi. A spiegare il progetto è stato Claudio Vio, neuropsichiatra dell’Usl 10, il quale ha esposto le manifestazioni del disturbo, le strategie per affrontarlo e soprattutto ha rimarcato le risorse in possesso dei ragazzi malgrado il problema con cui devono convivere. Altro tassello fondamentale è la diagnosi precoce. L’esperto neuropsichiatra ha puntato sulla flessibilità e il lavoro di rete portando degli esempi concreti che dimostrano come la poca conoscenza del tema può aumentare i disagi e rendere inappropriate le valutazioni in ambito scolastico. È di fondamentale importanza che scuole a famiglie si posano attrezzare per offrire a tutti le pari opportunità.

mercoledì 18 gennaio 2012

Come individuare i disturbi specifici dell'apprendimento Spazio al progetto

 GUALDO TADINO. Ha avuto un buon successo il progetto Prevenir@abilitare' promosso dalla Direzione didattica statale col contributo del Comune e del locale Lions club nell'ambito delle attività svolte per individuare i Dsa (disturbi specifici dell'apprendimento), gestito da esperti del centro di studi del mondo giovanile. Sulla base dell'assunto che i bambini si avvicinano alla lettura ed alla scrittura in modi molto diversi, si è iniziato un percorso fin dai primi due anni della scuola primaria con interventi differenziati, per sostenere tutti gli scolaretti nel processo di acquisizione della lettura e scrittura, in particolare quelli che necessitano solo di tempi più lunghi e quelli che hanno una reale e persistente difficoltà di automatizzazione. Così sono stati attivati percorsi didattici rivolti al gruppo classe, con controlli costanti sul percorso dell'apprendimento individuale, in modo da evidenziare a fine anno chi è ancora a rischio. Sono stati ottenuti notevoli successi, anche grazie ai laboratori specifici attuati. Sui bambini per i quali si è fatto monitoraggio costante della evoluzione individuale con percorsi didattici specifici, 12 sono riusciti a compensare il ritardo negli apprendimenti. L'iniziativa ha avuto unanimi apprezzamenti, perché non si è fatto solo uno screening, limitato alla raccolta e alla restituzione dei dati, ma si è operato con supporti utili a migliorare la qualità dei servizi offerti alla persona. (A.C. )

lunedì 16 gennaio 2012

DISLESSIA: COME SI EFFETTUANO LE VERIFICHE SCOLASTICHE

Di R. Grenci
Oggi vorrei affrontare un argomento sicuramente già trattato, ma sempre molto attuale. Si tratta del discorso verifiche.
Sì, perchè è un punto dolente che la scuola fa fatica ad accettare: didattica personalizzata, quindi, non solo nelle metodiche di insegnamento, ma anche nelle valutazioni!
Le verifiche saranno uguali per contenuto a quelle assegnate alla classe ma con tempi di svolgimento più lunghi oppure con una riduzione della richiesta o ancora con un adattamento delle modalità.
Dovrà sempre essere esplicitato ciò che è importante e ciò che sarà valutato all’interno della verifica.
Durante le verifiche sarà consentito l’uso di qualsiasi strumento compensativo (PC, mappe, formulari…).
Se non utilizza un programma di lettura e se necessario, l’insegnante leggerà a voce alta qualunque testo o frase per facilitare la sola comprensione di quanto è richiesto nell’esercizio, eventualmente ripetendo più volte le consegne che dovranno comunque essere molto semplici.
Nella valutazione delle prove scritte e orali si terrà conto del contenuto e non della forma (gli errori ortografici possono essere evidenziati ma non valutati). Sarà opportuno privilegiare frequenti verifiche orali a contenuto limitato, nelle quali l’alunno si trova più a suo agio. Il monitoraggio dovrà essere frequente, anche a mezzo di domande flash.
Infine è importante sapere che 
- i progressi non saranno valutati in rapporto al resto della classe ma in riferimento al livello di partenza 
- si dovrà tendere a far diventare l’alunno consapevole delle proprie capacità e dei propri miglioramenti.
- Ogni errore verrà spiegato oralmente.

Nel caso di assenza del docente e di arrivo di un supplente, è bene predisporre una relazione da lasciare nel registro che espliciti le strategie e la metodologia adottata.

LA DIDATTICA PER I DISLESSICI SECONDO LE LINEE GUIDA DEL MIUR

Di R.Grenci
Ritorno ancora a parlare di Linee Guida pubblicate dal MIUR riguardanti gli alunni con Disturbo Specifico di Apprendimento. Purtroppo mi sto rendendo conto, nella mia pratica quotidiana come logopedista che lavora in un ente pubblico e che si occupa di valutazione, che spesso il mondo della scuola, dopo la legge 170, ha eretto un muro ancora più alto per difendersi. Ma da cosa? Dalla paura del diverso, dall’ignoranza? Stanno accadendo le cose più strane e assurde: la richiesta continua da parte delle scuole (medie e superiori) di diagnosi aggiornate (anche prima dei 3 anni previsti dalla legge), come se il disturbo dovesse scomparire magicamente o variare in tempi brevi. La richiesta di ”sapere cosa fare” fatta ai genitori i quali, poverini, non sanno cosa rispondere. Senza scordare gli atteggiamenti di negazione del problema attraverso i quali gli insegnanti vanno avanti per la loro strada oppure si “rassegnano” ad avere un dislessico in classe, così come successo nella mia città, con gravi conseguenze per il benessere psicologico dei ragazzi. E’ questo quello che volevamo dalla legge 170?
C’è ancora tanto da fare….
Per questo continuo nella mia azione di evidenziare le parti più significative delle Linee Guida.

4. Una didattica per gli alunni con DSA
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo incremento in ambito clinico degli studi, delle ricerche e delle attività scientifiche sul tema dei DSA. Consultando la bibliografia in argomento, si rileva infatti una quantità preponderante di pubblicazioni nei settori della clinica e delle neuroscienze, rispetto a quelli pedagogico-didattici. In tempi più recenti, anche per le dimensioni che ha assunto il fenomeno nelle nostre scuole, oltre che per l’attenzione determinata dagli interventi legislativi in materia, si è manifestato un sempre maggiore interesse per la messa a punto e l’aggiornamento di metodologie didattiche a favore dei bambini con DSA.
Sulla base di una impostazione tuttora ritenuta valida, la didattica trae orientamento da considerazioni di carattere psicopedagogico. A tale riguardo, può essere utile far riferimento a testi redatti nell’ambito di studi e ricerche che si concentrano sul comportamento manifesto, sulla fenomenologia dei DSA, senza tralasciare di indagare e di interpretare i modi interiori dell’esperienza. In tale ambito, si cerca di indagare il mondo del bambino dislessico secondo la sua prospettiva, non come osservatori esterni. Si porta il lettore attraverso vari esempi a comprendere come il bambino dislessico non riesce a mettersi da un punto di vista unitario, ciò che provoca una corsa ai punti di riferimento, poiché ad ogni movimento verso il mondo sorge spontaneamente un doppio significato. Un esempio è quello del turista che si trova in Inghilterra dove vi è un sistema di guida diverso e dove si fa fatica a guadagnare nuovi punti di riferimento. E vi è l’esempio di un Paese ancora più insolito dove la barriera del linguaggio è raddoppiata da quella dei significati. Immaginiamo di trovarci in un posto con una lingua totalmente diversa o che non riusciamo a ben comprendere: sentiamo sorgere un senso di profondo disagio perché manca “una comunicazione completa, reale, intima”. Ma riusciamo a tranquillizzarci perché il nostro soggiorno avrà termine e, con il rientro a casa, potremo tornare ad esprimerci, a parlare in rapporto allo stesso quadro di riferimento, a trovare uno scambio vero, uno scambio pieno. Pensiamo invece al disagio di questi bambini che non possono tornare a casa, in un mondo dove devono rincorrere punti di riferimento…che rimangono stranieri, soprattutto se noi siamo per loro stranieri, chiudendoci nell’incomprensione.
Da tali indicazioni si può prendere spunto per trarre orientamento nella prassi pedagogico-didattica. Gli insegnanti possono “riappropriarsi” di competenze educativo-didattiche anche nell’ambito dei DSA, laddove lo spostamento del baricentro in ambito clinico aveva invece portato sempre più a delegare a specialisti esterni funzioni proprie della professione docente o a mutuare la propria attività sul modello degli interventi specialistici, sulla base della consapevolezza della complessità del problema e delle sue implicazioni neurobiologiche.
Ora, la complessità del problema rimane attuale e la validità di un apporto specialistico, ovvero di interventi diagnostici e terapeutici attuati da psicologi, logopedisti e neuropsichiatri in sinergia con il personale della scuola non può che essere confermata; tuttavia – anche in considerazione della presenza sempre più massiccia di alunni con DSA nelle classi – diviene sempre più necessario fare appello alle competenze psicopedagogiche dei docenti ‘curricolari’ per affrontare il problema, che non può più essere delegato tout court a specialisti esterni.
È appena il caso di ricordare che nel profilo professionale del docente sono ricomprese, oltre alle competenze disciplinari, anche competenze psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL). Gli strumenti metodologici per interventi di carattere didattico fanno parte, infatti, dello “strumentario” di base che è patrimonio di conoscenza e di abilità di ciascun docente. Tuttavia, è pur vero che la competenza psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere aggiornata e approfondita.
È per questo che il MIUR già da anni promuove azioni di formazione sul territorio e, da ultimo, ha sottoscritto un accordo quadro per l’alta formazione in ambito universitario sul tema dei DSA (si veda il paragrafo 7, sulla formazione). Si tratta di percorsi comuni per quanto riguarda l’approccio psicopedagogico, ma differenziati rispetto agli ordini e gradi di scuola. Vi sono infatti peculiarità dell’azione didattica che vanno attentamente considerate.

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Ottimo per fare le mappe concettuali ed è free

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Caratteristiche della dislessia nei bambini

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda le abilità scolastiche; il termine intende dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia.
Si caratterizza fondamentalmente dalla sua specificità, dato che il disturbo interessa una specifica abilità (lettura, scrittura o calcolo) rimanendo intatta la capacità intellettiva generale. Questo significa che non deve confondersi dislessia con deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.
La dislessia è la difficoltà di leggere e scrivere corretta e fluentemente. In Italia la dislessia colpisce circa il 3-4% della popolazione scolastica primaria e secondaria di primo grado.
Il bambino dislessico, a differenza di bambini con deficit di intelligenza o neurologici, è capace di leggere e scrivere, ma lo fa solo impegnando al massimo le sue energie. Dato che non può farlo in maniera automatica si stanca subito, commette errori, rimane indietro e non impara allo stesso ritmo dei suoi compagni.
La difficoltà di lettura spesso si accompagna a disortografia (difficoltà di tipo ortografico) e disgrafia (difficoltà nel movimento della scrittura) e discalculia (nel calcolo).
Tuttavia questi bambini sono di solito intelligenti, vivaci e creativi.
Tratto da Aciclico Magazine

Come riconoscere un bambino dislessico?

Vi sono degli errori caratteristici nei bambini con dislessia quando leggono, oltre alla lentezza, quale l’inversione di lettere e numeri (es. 21 – 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d).
A volte non è capace di imparare tabelline e informazioni in sequenza come i giorni della settimana, i mesi dell’anno, le lettere dell’alfabeto.
Può confondere i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni; l’ora attuale) e può trovare difficoltà nell’esprimere verbalmente ciò che pensa. A volte presenta qualche difficoltà motoria, come allacciarsi le scarpe, e nella capacità di attenzione e di concentrazione. Il bambino sembra disorganizzato, tanto a casa come a scuola. Presenta difficoltà a copiare dalla lavagna e a scrivere le istruzioni impartite oralmente.
Spesso il bambino dislessico finisce con certi problemi psicologici, come demotivazione e scarsa autostima, ma è importante sottolineare che questi sono una conseguenza, non la causa della dislessia.
È opportuno in questi casi rivolgersi ad uno specialista (neuropsichiatra, psicologo)
Tratto da Aciclico Magazine