A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

mercoledì 22 gennaio 2014

Gli ebook sono sempre più un gioco da ragazzi




Se negli ultimi anni vi è sembrato che le sezioni dedicate a bambini e ragazzi delle librerie che frequentate siano aumentate notevolmente sia in quantità sia in varietà, ebbene non è una semplice impressione. Perché è un dato ormai consolidato e confermato dalle cifre dell’Associazione Italiana degli Editori che la letteratura per l’infanzia è il settore che in qualche modo sta salvando il mercato librario del nostro Paese: lo scorso anno ha coperto infatti circa il 15% delle vendite (le cifre aumentano al 24% per quanto riguarda la piccola e media editoria) ed è l’unico settore non in perdita in uno scenario altrimenti catastrofico. Il fenomeno, inoltre, non si limita al cartaceo: se nel 2012 sono stati pubblicati 5164 titoli per bambini e ragazzi in formato tradizionale, sono stati messi in commercio anche 2177 ebook e il trend è in crescita.

Guardando a un mercato più avanzato del nostro sul fronte della letteratura digitale, ovvero gli Stati Uniti, si può notare come i children’s ebook abbiano avuto una crescita enormente positiva nel 2012 (a luglio di quell’anno il loro mercato era aumentato di quasi il 90% rispetto a dodici mesi prima), sebbene nel 2013 vi sia stato un rallentamento dovuto a una contrazione generale dei libri elettronici, che rappresentano comunque il 30% dell’industria editoriale statunitense. In ogni caso negli scorsi mesi molte realtà che operano nella diffusione digitale dei contenuti, da Netflix a Sony fino a Nook di Barnes&Nobles ha lavorato per lanciare piattaforme appositamente dedicate alla lettura per l’infanzia, mentre Apple – nonostante alcuni problemi derivanti dall’accesso incontrollato dei minori agli store online – si conferma leader nella produzione del settore educational.


Il settore degli ebook per i più giovani è in grande fermento, anche perché le problematiche da affrontare sono molteplici. Da una parte ci sono dei limiti di tipo tecnico, perché i libri digitali per bambini necessitano spesso di illustrazioni e animazioni elaborate, fattore che fa lievitare sia il peso del file da scaricare sia i prezzi. Inoltre questi stessi ebook devono affrontare la concorrenza e la vera e propria dispersione dell’offerta rispetto alle molteplici app per l’infanzia che non solo forniscono brevi contenuti testuali ma anche situazioni interattive, giochi, quiz e video. Non è insensato pensare che la stessa letteratura infantile nella sua evoluzione digitale si integrerà sempre più con queste applicazioni ludiche per puntare a coinvolgere sempre più il giovane lettore nell’andamento e nello sviluppo della narrazione.

Di grande interesse è anche tutto l’ambito che riguarda gli ebook scolastici. Molto si sta già facendo per sviluppare testi interattivi e facilitati che siano di supporto nel caso di gravi problemi per l’apprendimento, oramai sempre più diffusi, come la dislessia e il deficit d’attenzione. Ma anche per i testi scolastici generici la strada verso la digitalizzazione sembra obbligata, nonostante i soliti problemi di innovazione all’italiana: se il ministro dell’Istruzione del precedente governo Monti, Francesco Profumo, aveva già stabilito l’introduzione obbligatoria degli ebook scolastici a partire da quest’anno, i ritardi nell’attuazione dell’Agenda Digitale hanno costretto l’attuale ministro Maria Chiara Carrozza a far slittare il provvedimento al prossimo anno scolastico 2014-15. Le prospettive sempre più incalzanti e moderne dell’apprendimento scolastico, come il social learning e le risorse crowded-based, tuttavia, impongono un’accelerazione anche su questi temi prima di accumulare un ritardo irreparabile.

Gli ebook sono dunque una realtà sempre più importante per i giovani lettori italiani (ovvero il 45% della popolazione nella fascia fino ai 14 anni). Non è un caso che l’Associazione Italiana Biblioteche e l’AIE, in collaborazione con i siti per l’infanzia Filastrocche.it, Mamamò.it e l’agenzia Fattore Mamma, abbia lanciato la seconda edizione di #NatiDigitali 2014, un’indagine online per comprendere le tendenze e le abitudini dei genitori e dei bibliotecari nei confronti delle letture dei digitali di figli e utenti più piccoli. Se i risultati dell’anno scorso avevano dimostrato alcune resistenze alla conversione perché si riteneva che solo il cartaceo potesse conservare ancora la “magia del libro”, si vedrà quest’anno se gli ebook si sono definitivamente ritagliati il loro spazio nell’immaginario dei più piccoli.

Dislessia: la minor dimensione della materia grigia non è handicap

Pubblicato il gennaio 18th, 2014 da Grazia Musumeci


La dislessia è la difficoltà a leggere bene a causa dell’impossibilità di distinguere le forme di alcune lettere o i caratteri di alcune parole. Il dislessico è stato troppo spesso classificato come “stupido”, sia per questa difficoltà di lettura che per i risultati di alcune ricerche che avevano osservato una minor quantità di materia grigia nel cervello dei dislessici. Dunque “meno cervello” è la causa del problema?

Assolutamente no, dice uno studio americano del Georgetown University Medical Center che ha analizzato un campione di bambini dislessici mettendolo a confronto con coetanei non dislessici ma anche con bambini più piccoli, che dunque leggevano meno bene perchè stavano ancora imparando. Si è visto che in effetti i bambini dislessici avevano meno materia grigia nel cervello, a differenza dei non dislessici loro coetanei che l’avevano “normale”.

Ma i bambini piccoli, non dislessici, che stavano imparando a leggere da poco, avevano la stessa quantità di materia grigia dei dislessici. Dunque un bambino dislessico di 10 anni ha la stessa quantità di materia grigia di un bambino non dislessico di sei anni. Non è un problema di meno materia cerebrale che crea il disturbo ma al contrario, la difficoltà di lettura fa sviluppare il cervello più lentamente e dunque fa crescere la materia grigia con qualche anno di ritardo. Questo ci porta a capire che iniziando a lavorare sui bambini dislessici fin dalla primissima infanzia, forse li si può aiutare a tenere il passo con gli altri. Magari non raggiungeranno lo stesso livello di bravura, ma di sicuro NON SONO stupidi.

Dislessia: Da KO a OK! Il font ad alta leggibilità EasyReading

Pubblicato da Redazione il 17 gen 2014 alle ore 12:42

Di Massimo Rondi


Sono dislessico e collaboratore editoriale. Binomio impossibile? Assolutamente no. Le case editrici si sono presto accorte che un collaboratore dislessico è un’opportunità. Perché quello che va bene per un dislessico va benissimo per tutti i lettori.

Avete mai pensato che allo specchio le lettere KO diventano esattamente il contrario?  OK Mi viene in mente che Leonardo da Vinci (mancino e dislessico) era capace di scrivere al contrario, da destra verso sinistra e dall’ultima pagina verso quella iniziale (“Storie di normale dislessia” di Rossella Grenci e Daniele Zanoni).

La scrittura è una convenzione recente per il nostro cervello. Non è intuitiva neppure la “direzione”, da sinistra a destra o da destra a sinistra.

E il modo di leggere “dislessico” potrebbe essere giusto in un altro sistema di scrittura.

Secondo le stime più recenti la dislessia oggi interessa almeno il 10% della popolazione mondiale, ovvero circa 700 milioni di persone. E la dislessia può apparire sotto molte e diverse forme, rendendo difficile la diagnosi quando il problema si manifesta.

Sono dislessico

domenica 19 gennaio 2014

DSA – Disturbo specifico dell’apprendimento e… la sopravvivenza


DSA – Disturbo specifico dell’apprendimento e… la sopravvivenza
di Signorasinasce

Quando hanno certificato che mia figlia era dislessica non ci potevo credere: aveva 8 anni. Non sapevo se piangere o ridere. Avevo dato una risposta ai mille dubbi che mi attanagliavano l’anima da troppo tempo, ma già allora avevo intuito che la sua strada scolastica sarebbe stata un bagno di sangue. Per lei e per me. Non mi sbagliavo. Sì lo so, esiste una legge a tutela: la 170/2010. Sono socia dell’A.I.D dove pago regolarmente i 40 euro di quota associativa annuale e praticamente so tutto del fenomeno. Sono meglio di un neuropsichiatra infantile, di una psicomotricista, di uno specialista del linguaggio. Conosco la normativa a memoria. Ho letto tutti i libri che parlano di strumenti compensativi, informatici e mappe concettuali. Ma che fa… se tutte queste meraviglie le sa una bancaria per caso, mentre a scuola ogni insegnante si applica poi come crede? Mia figlia studia tutto il giorno e ciò non può essere normale. Come farà a fare le superiori? La mattina è a scuola mentre il pomeriggio va a ripetizione di tutte le materie perché il DSA ha una caratteristica principale: il bisogno di essere costantemente assistito, soprattutto se oltre ad essere dislessico è discalculico e disortografico. In lei il ragionamento matematico è un giro di valzer, mentre la scrittura è paragonabile a quella di un bambino di quarta elementare. La legge parla di misure dispensative:pochi compiti, perché i bambini dislessici ci mettono il quintuplo del tempo a fare tutto; riduzione della somministrazione delle prove scritte a beneficio di quelle orali, perché i bambini dislessici hanno un’ottima memoria visiva, ma sulle righe dei quaderni si perdono come se fossero nella riserva indiana; compiti in classe con prove dimezzate con un programma per volta, perché i bambini dislessici soffrono spesso di deficit d’attenzione ed hanno la memoria corta;utilizzo di mappe concettuali nello studio e di formule matematiche e calcolatrice, perché i bambini discalculi non sapranno mai a memoria né le tabelline né le formule;l’apprendimento delle lingue dovrebbe favorire il parlato, non lo scritto, perché se un bambino scrive in italiano con un errore in ogni singola parola per un problema di trasformazione del suono in sillaba, è ovvio che non potrà mai apprendere l’inglese. I bimbi come mia figlia vanno valutati per i contenuti, non per i risultati. Se io, che non sono nessuno, l’ho capito, chi mi spiega perché ad ogni inizio d’anno scolastico devo alzare la voce brandendo le linee guida per il diritto allo studio se il messaggio è chiaro e semplice? Per non parlare del disagio che tali ragazzi vivono nella relazione con i compagni di classe, i quali tendono ad emarginarli sminuendoli di continuo. In tal caso non mi esprimo oltre perché potrei diventare esageratamente pesante con i genitori di tali progenie di vandali pieni del loro sapere. Io e Sofy teniamo duro da anni e continueremo a farlo fintanto che lo stress non ci ridurrà a brandelli, ma è una guerra che non ha ragion d’esistere. <<Se i tuoi compagni di classe si sentono speciali, ricorda che sono solo bestie da terza elementare>>, le dico sempre per risollevarle l’umore e spronarla ad andare avanti. Ma questa… non è vita. Non lo è a tredici anni. Non lo è per me che ne ho quarantacinque. Non lo dovrebbe essere per nessun bambino, per nessuna mamma e nessun papà. A noi serve una zattera per la sopravvivenza nel mondo scolastico. Siamo nel 2013. Tutto questo non è normale.




Cari amici lettori, rispondo qui ai vostri commenti perchè farlo singolarmente mi costa dello sforzo emotivo ed oggi sono un pò provata. I bambini dislessici non sono ritardati, sono intelligenti, vivaci, molto estroversi e creativi. I più grandi artisti della storia lo erano. Lo so bene. Come ho scritto sopra: sono anni che mi documento e leggo libri, manuali, articoli. Questo post non vuole essere una denuncia, un attacco all’istituzione scolastica o una lamentela fine a se stessa. E’ la triste constatazione di fatto che, in Italia, l’applicazione di qualsiasi legge, diventa un pericoloso salto nel vuoto a causa della totale assenza di vigilanza sull’operato di chi dovrebbe renderle operative. I DSA non hanno scritto in fronte d’esserlo. Non si vede nulla della loro difficoltà ad apprendere. Il campo minato, nella loro vita, è solo la scuola. Fuori da quell’ambiente non sono come tutti gli altri: sono meglio, perchè eccellono in tutti gli aspetti umani, emotivi e creativi. Io sono una mamma come tante. Non mi aspetto la luna da nessuno, ma la domanda che mi toglie il sonno è sempre la stessa:<<Perchè per gli insegnanti è così complicato vedere oltre… una grafia illeggibile o la conta fatta con le dita?>>.

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