ROMA - Prove Invalsi al via. Da domani e fino a venerdì oltre due milioni di studenti si cimenteranno con i test di valutazione nazionale che misurano le capacità di apprendimento degli alunni in matematica e italiano. I ragazzi delle seconde superiori partecipano per la prima volta. Alle medie e elementari il quiz è prassi. Ma quest’anno in alcune scuole la prova farà media in pagella: sarà contata come un compito in classe.
Non c’è obbligo di legge che lo preveda, ma istituti come la media Settembrini di Roma, hanno deciso di sfruttare l’occasione per poter interrogare i loro ragazzi. In altre realtà, invece, è guerra ai test. Mentre il ministro Gelmini annuncia di voler portare la prova Invalsi alla maturità «dal 2012», decine di collegi docenti hanno deciso di boicottarla. Il ministero ha stigmatizzato la scelta, ma non prevede l’invio di ispettori.
Da domani e fino al 13 dovranno cimentarsi con domande di matematica e italiano poco più di 1 milione di ragazzini di seconda e quinta elementare, 570mila alunni di prima media, 530mila ragazzi delle seconde delle superiori. E ci sono novità: per la matematica, spiega Roberto Ricci, responsabile del Servizio nazionale di valutazione dell’Invalsi, «ci saranno più prove argomentative, come hanno sollecitato i docenti. In generale ci saranno più domande a risposta aperta sia in matematica che italiano». Anche per schivare l’accusa di testificio più volte piombata sull’Invalsi. E «saranno più lunghi i tempi per rispondere». In seconda primaria i minuti per materia passano da 30 a 45, in quinta elementare e prima media da 60 a 75. Alle superiori c’è un’ora e mezza per materia.
I test partono in un clima rovente. Con i Cobas che fanno campagna per boicottarli («sono un tentativo malcelato di valutare i docenti»), genitori che annunciano di non portare i figli a scuola e studenti, come quelli del collettivo romano Senza Tregua, che si preparano a consegnare in bianco. «Per noi - dicono da Senza Tregua - è illegale utilizzare i test per la valutazione interna. In licei di Roma come il Giulio Cesare, l’Orazio, l’Albertelli consegneremo in bianco o non entreremo in classe. Le prove non sono obbligatorie. Poi c’è un problema di privacy: si deve rispondere anche a domande su dati sensibili e le schede non sono anonime».
I collegi docenti sono divisi: ci saranno scuole che non faranno i test, come il liceo De Chirico di Roma, altre dove solo una parte delle classi aderirà, altre dove la partecipazione sarà massiccia. Alla Maffi di Roma molti insegnanti erano per il no, i favorevoli si sono opposti e vogliono andare avanti da soli. Al De Chirico «i professori hanno optato per il no - dice il vice preside - ma prima o poi ci dovremo adattare». In altre scuole la polemica è talmente superata che la novità è un’altra: il risultato del test entra in pagella. «Da noi - spiega Massimo La Rocca, preside della media Settembrini di Roma - 300 ragazzi faranno la prova. Per dare maggiore serietà a questo evento lo scritto Invalsi sarà utilizzato come se fosse un normale compito in classe. Noi crediamo in questo strumento».
Anche alla scuola media Boccioni, ancora a Roma, spiega la preside Alessandra Sistopaoli, la prova verrà valutata «come un normale compito. Daremo un voto che farà media con gli altri». A Milano lo stesso avverrà alla scuola media Manara: «Il voto sarà conteggiato - dice il preside Alfredo Scotto - perché frutto del lavoro degli alunni». Intanto dal rapporto presentato dalla rivista Tuttoscuola emerge un dato preoccupante: la dispersione scolastica è in aumento dopo i primi due anni delle superiori, anche se meno al Sud. I dati dicono che a fine 2007 avevano abbandonato in 95 mila (il 15,4%). A fine 2010 sono stati 103 mila, il 16,7%.
Non c’è obbligo di legge che lo preveda, ma istituti come la media Settembrini di Roma, hanno deciso di sfruttare l’occasione per poter interrogare i loro ragazzi. In altre realtà, invece, è guerra ai test. Mentre il ministro Gelmini annuncia di voler portare la prova Invalsi alla maturità «dal 2012», decine di collegi docenti hanno deciso di boicottarla. Il ministero ha stigmatizzato la scelta, ma non prevede l’invio di ispettori.
Da domani e fino al 13 dovranno cimentarsi con domande di matematica e italiano poco più di 1 milione di ragazzini di seconda e quinta elementare, 570mila alunni di prima media, 530mila ragazzi delle seconde delle superiori. E ci sono novità: per la matematica, spiega Roberto Ricci, responsabile del Servizio nazionale di valutazione dell’Invalsi, «ci saranno più prove argomentative, come hanno sollecitato i docenti. In generale ci saranno più domande a risposta aperta sia in matematica che italiano». Anche per schivare l’accusa di testificio più volte piombata sull’Invalsi. E «saranno più lunghi i tempi per rispondere». In seconda primaria i minuti per materia passano da 30 a 45, in quinta elementare e prima media da 60 a 75. Alle superiori c’è un’ora e mezza per materia.
I test partono in un clima rovente. Con i Cobas che fanno campagna per boicottarli («sono un tentativo malcelato di valutare i docenti»), genitori che annunciano di non portare i figli a scuola e studenti, come quelli del collettivo romano Senza Tregua, che si preparano a consegnare in bianco. «Per noi - dicono da Senza Tregua - è illegale utilizzare i test per la valutazione interna. In licei di Roma come il Giulio Cesare, l’Orazio, l’Albertelli consegneremo in bianco o non entreremo in classe. Le prove non sono obbligatorie. Poi c’è un problema di privacy: si deve rispondere anche a domande su dati sensibili e le schede non sono anonime».
I collegi docenti sono divisi: ci saranno scuole che non faranno i test, come il liceo De Chirico di Roma, altre dove solo una parte delle classi aderirà, altre dove la partecipazione sarà massiccia. Alla Maffi di Roma molti insegnanti erano per il no, i favorevoli si sono opposti e vogliono andare avanti da soli. Al De Chirico «i professori hanno optato per il no - dice il vice preside - ma prima o poi ci dovremo adattare». In altre scuole la polemica è talmente superata che la novità è un’altra: il risultato del test entra in pagella. «Da noi - spiega Massimo La Rocca, preside della media Settembrini di Roma - 300 ragazzi faranno la prova. Per dare maggiore serietà a questo evento lo scritto Invalsi sarà utilizzato come se fosse un normale compito in classe. Noi crediamo in questo strumento».
Anche alla scuola media Boccioni, ancora a Roma, spiega la preside Alessandra Sistopaoli, la prova verrà valutata «come un normale compito. Daremo un voto che farà media con gli altri». A Milano lo stesso avverrà alla scuola media Manara: «Il voto sarà conteggiato - dice il preside Alfredo Scotto - perché frutto del lavoro degli alunni». Intanto dal rapporto presentato dalla rivista Tuttoscuola emerge un dato preoccupante: la dispersione scolastica è in aumento dopo i primi due anni delle superiori, anche se meno al Sud. I dati dicono che a fine 2007 avevano abbandonato in 95 mila (il 15,4%). A fine 2010 sono stati 103 mila, il 16,7%.
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