A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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sabato 26 marzo 2011

QUANDO I COMPITI DIVENTANO UN PROBLEMA

Tratto da Massimo Mangani
L’articolo si propone di fornire spunti teorici e metodologici per migliorare la relazione educativa con i bambini iperattivi, al fine di aiutarli a svolgere i compiti scolastici.
Si presenteranno alcune strategie educative di matrice cognitivo-comportamentale, integrate con esempi pratici ed ipotesi di lavoro, per entrare in relazione con i bambini iperattivi al fine di migliorarne le prestazioni attentive.
1 - Perché i compiti diventano un problema
Uno dei momenti che presenta maggior problematicità nella relazione con un bambino iperattivo è sicuramente lo svolgimento dei compiti scolastici.
Se infatti i bambini con DDAI hanno adeguate risorse cognitive, sul piano comportamentale presentano numerosi problemi collegati al quadro sindromico.


Infatti i bambini che mostrano questo disturbo non riescono a seguire le istruzioni fornite, sono disorganizzati e sbadati nello svolgimento delle loro attività ed hanno difficoltà nel mantenere la concentrazione, si fanno distrarre molto facilmente dai compagni o da rumori occasionali e raramente riescono a completare un compito in modo ordinato (1).
Vi è inoltre da mettere in conto il fatto che spesso si riscontrano nei bambini iperattivi gravi lacune relative alle varie discipline scolastiche, date dal fatto che la loro attenzione sporadica ed irregolare nelle prime fasi fondamentali dell’apprendimento delle regole di comunicazione linguistica, di ortografia e di aritmetica produce quasi immediatamente (fino dal primo anno delle scuole elementari) un inadeguato livello di apprendimento e di rendimento scolastico” (2).
Dunque l’aspetto poco stimolante, soprattutto di alcune materie, unito alla scarsa capacità di concentrazione dei soggetti ed alle lacune accumulate fanno sì che il momento di “fare i compiti” si trasformi in un vero e proprio “incubo” sia per i bambini che per gli adulti che cercano di aiutarli
2 - Quali strategie attuare?
A tal proposito è necessario mettere in atto strategie che facilitino sia l’instaurarsi di una corretta relazione adulto-bambino, sia lo svolgimento il più possibile lineare del lavoro.
Fondamentale risulta il modo di porsi da parte dell’adulto che, se fatto nella maniera adeguata contribuisce alla creazione di un giusto setting ed alla formazione di un rapporto di fiducia con il bambino.
Franco Gallucci, uno dei pionieri italiani per quanto riguarda lo studio dell’ADHD, sosteneva con grande convinzione che una delle cose più importanti quando dobbiamo relazionarci con un bambino iperattivo (ma ciò vale in ogni tipo di relazione educativa) è quella di concordare immediatamente le regole (3).
Le regole dovrebbero essere introdotte prima possibile ed in maniera chiara, essere meno possibili, più ragionevoli possibili ed il più possibile positive (4).
Per fissare tali regole può essere molto d’aiuto la stipula di un vero e proprio contratto, concordato con il bambino, messo per iscritto e posto in posizione ben visibile: è uno strumento preziosissimo al fine di ottenere buoni risultati nello svolgimento dei compiti.
Il contratto deve essere redatto insieme al bambino, seguendo criteri ben precisi che possono essere sintetizzati come segue:
  • selezionare cognitivamente un obiettivo (in questo caso portare a termine i compiti scolastici);
  • scegliere i rinforzi adeguati (in base alle preferenze del bambino);
  • concordare i tempi di svolgimento
  • porre in evidenza la questione dell’auto-valutazione.
In questo modo si ottiene il risultato di rendere chiaro il rapporto fra educatore e bambino, facendo scegliere a lui i premi da somministrare ad ogni avvicinamento all’obiettivo o in presenza di un nuovo comportamento positivo, laddove si verifichi.
Sempre secondo Gallucci, per quanto riguarda l’auto- valutazione, è necessario che l’educatore venga percepito come “gestore del contratto” e non come poliziotto o giudice, pertanto sarà necessario chiedere spesso al bambino come pensa di star svolgendo il lavoro, e se meriti o meno una gratificazione, cercando di non imporre il proprio giudizio come verità assoluta.
Ciò è estremamente utile anche per cercare di modellare lo sviluppo del dialogo interno attorno alle varie fasi del problem-solving (1): essendo il bambino iperattivo sovente dotato di un’intelligenza brillante, e dunque perfettamente in grado di individuare se il lavoro è fatto male, pieno di cancellature o di errori, (individuazione del problema), dovrà arrivare a cercare autonomamente soluzioni che gli consentano di svolgere un compito il più possibile ordinato e comprensibile.


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