A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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domenica 27 marzo 2011

Competenze educative ed "Il bagaglio dell’educatore"

Tratto da  Massimo Mangani


Competenze educative
Lo svolgimento dei compiti scolastici dunque, si pone come sfida nella quale sia l’educatore che il bambino devono mettersi in gioco, ma spetta al primo il compito di reperire tutte le risorse possibili per far sì che l’amara pillola divenga commestibile.
Per far questo, oltre ad una formazione adeguata sulle problematiche inerenti l’ADHD, è importante possedere alcune caratteristiche e conoscenze che permettano ad un educatore di fare un ottimo lavoro.
Come sostenuto da Gallucci, dato che la funzione di modello è basilare, l’educatore dovrebbe essere:

  • competente;
  • divertente;
  • interessante;
  • sostenente;
  • apprezzato.
 
La competenza implica il possesso di conoscenze adeguate relative alla soluzione delle problematiche affrontate, che devono essere gestite con sicurezza e senza mostrare titubanza.
Mostrare sicurezza in quello che si fa è dunque cosa importante, ma ciò non significa fingere di essere “onniscenti” che non necessitano all’occorrenza anche di aiuto.


Per fare un esempio banale, se ci troviamo davanti un problema di matematica di cui non troviamo la soluzione, si può tranquillamente dire al bambino di essere in difficoltà e, magari con il suo aiuto, cercare strategie per arrivare alla soluzione, consultando la parte teorica del libro di testo, telefonando ad un amico o un collega esperto in matematica e così via.
Per “competenza” si intende dunque anche la capacità di venire a capo di situazioni problematiche in maniera razionale, fornendo esempi concreti della giusta strada da seguire.


- Il “bagaglio” dell’educatore
Per quanto riguarda l’esigenza di catturare più a lungo l’attenzione, risulta fondamentale cercare il più possibile di essere dinamici, intervallando le spiegazioni con battute, racconti autobiografici o aneddoti.
Il bravo educatore dovrebbe possedere un bagaglio di conoscenze che vadano al di là del mero nozionismo acquisito durante gli studi universitari, vista anche l’importanza del proprio ruolo.
Sport, musica, giochi di prestigio, esperienze interessanti da raccontare, aneddoti, tutto può essere utile nel lavoro con i bambini iperattivi, dato che suscitare il loro interesse significa anche conquistarne la fiducia e magari l’attenzione.
Un educatore dovrebbe costantemente aggiornarsi sulle novità relative alla cultura giovanile, documentarsi anche in base agli interessi del bambino con cui deve lavorare.
Avere sempre “argomenti di scambio” da mettere sul piatto facilita notevolmente il lavoro, rende interessanti e magari aiuta a mantenere viva l’attenzione.
Anche il racconto autobiografico dell’educatore è molto importante poiché, oltre a suscitare interesse, stimola nel bambino la riflessione sui propri vissuti; non va infatti dimenticato che l’autobiografia è un’ occasione di cura di sé che è la via forse aurea per restituire al soggetto densità e pregnanza, identità e forza.
Stimolare la riflessione su sé stessi nei bambini iperattivi risulta estremamente utile e la strada della “condivisione delle esperienze” è sicuramente valida in quanto permette di alleviare quel senso di solitudine e di diversità che spesso si riscontra in loro.
Se per esempio un bambino ha avuto una nota dall’insegnante per il cattivo comportamento tenuto durante una lezione, l’educatore potrebbe raccontargli di quando anche lui, da bambino, ha avuto una nota per lo stesso motivo o si è comportato particolarmente male a scuola. (prima o poi sarà capitato a tutti!).
Questa semplice dichiarazione avrà l’effetto di rafforzare il legame educativo e di avviare nel bambino una riflessione su sé stesso e sulle proprie prospettive (anche lui a scuola si è comportato male, ma oggi è una persona felice….).
E’ molto importante sottolineare infatti come la relazione educativa sia un luogo di condivisione e ricerca di significati, un luogo in cui la comunicazione si fa meta, assume valore ermeneutico-critico, il luogo della riflessività, dell’incontro profondo tra soggetti.
Occorre quindi mettersi in gioco costantemente, saper creare la “giusta atmosfera” per riuscire a catturare l’attenzione, imparare a dosare i tempi e le risorse in maniera funzionale all’obiettivo da raggiungere.
Una strategia che spesso adopro a scuola, ad esempio, ma che può essere tranquillamente utilizzata nella relazione educativa “a due”, è quella di cercare notizie relative agli interessi dei miei allievi e, prima di una lezione iniziare a parlarne.
Una volta stimolata la curiosità, pongo le condizioni: “se ascoltate la lezione in silenzio, dopo ne riparliamo e vi dico altre cose”… In genere funziona.

1 commento:

  1. Gentilissimi, avreste dei titoli di testo da consigliere relativi al tema "educatori e DSA"?
    Sono un'educatrice e effettuo servizio di assistenza specialistica nelle scuole.
    Cordiali saluti
    Angela Argentiero

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