A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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martedì 24 gennaio 2012

Intervista a Giacomo Stella: Dislessia, a Modena colpite 2500 persone «Norme da rivedere»

Gazzetta di Modena del 24-01-2012

MODENA. La dislessia è un tema di forte attualità. Se ne dibatte tra gli esperti per conoscere la vera incidenza della sindrome che a Modena colpisce 2500 persone. Di queste, solo1366 hanno ottenuto una certificazione. Le altre o sono in attesa o ancora non sanno di essere colpiti dalla dislessia. Per capire occorre fare chiarezza. «La dislessia - spiega il professor Giacomo Stella, ordinario di psicologia clinica all'Università di Modena e impegnato nella dislessia già nel 1997, quando fondò l'Associazione Nazionale Dislessia - nasce da una piccola anomalia di alcune aree del cervello, causando una neurodiversità che ostacola l'apprendimento della lettura e della scrittura». Naturalmente queste piccole anomalie generano difficoltà maggiori o minori a seconda della natura del sistema ortografico: «Sfavoriti sono gli inglesi, che hanno di fatto venti vocali diverse ma sempre cinque lettere a disposizione per rappresentarle. Noi in Italia, calcolando la e aperta e chiusa, ne abbiamo solo sette, si può dire che siamo avvantaggiati. Ecco perché in Inghilterra si parla di dislessia dal 1940, con 50 anni di anticipo rispetto a noi». Quando si scopre la dislessia? «I bambini italiani imparano la lettoscrittura al 95 per cento entro la prima elementare. Ma la sanità italiana dice di non porre diagnosi su eventuali disturbi prima della fine della seconda elementare. In questi ultimi periodi sono stati detti tanti numeri, troppi o troppo pochi. Io mi fiderei delle ricerche epidemiologiche: l'incidenza è del 3,1 per cento. Ciò significa che in Emilia Romagna, su una popolazione di 580mila studenti tra i 6 e i 18 anni, ci sono circa 15mila dislessici. Il nostro Ufficio Scolastico è all'avanguardia, tanto che ha avviato un'ulteriore indagine tra le scuole, che ha trovato notevole partecipazione proprio nella nostra città. Quanti sono i bambini che sanno di essere dislessici in Emilia Romagna? Novemila. Significa, a conti fatti, che ce ne sono 6mila ancora da riscontrare: quasi un bambino su tre è dislessico ma non è ancora riconosciuto». Stella spiega cosa accade: «Il problema è serio, determina grandi sofferenze. Il bambino che non apprende viene considerato pigro e svogliato. Nessuna di queste cose è vera. I dislessici sono intelligenti per definizione. Per diagnosticare la dislessia l'efficienza intellettiva del soggetto deve essere nella norma. È molto importante che si arrivi ad una diagnosi chiara». Da diversi anni per fortuna l'Emilia Romagna è all'avanguardia in questo campo. Qui esiste il primo e unico servizio nazionale per gli studenti universitari: «Sono determinati, si laureano in tempo. Attualmente il centro segue 150 studenti dislessici solo nella nostra università». Il problema di oggi sono i tempi della burocrazia: «I tempi di attesa - prosegue Stella - sono lunghi e la certificazione è necessaria per poter accedere alle misure dispensative e soprattutto all'utilizzo del computer in classe. La verità è che in questo momento il servizio sanitario non sembra in grado di rispondere ai bisogni delle famiglie, che non possono attendere dai sei mesi ad un anno per avere una risposta, così si perdono interi cicli scolastici ed anni di studio». E allora la soluzione da attuare qual è? «Migliorare l'integrazione tra centri pubblici e centri privati - conclude il professor Stella - Se è vero che la sanità, in questa fase, non può allargare il cordone della borsa, ci dovrebbe essere un'apertura verso i privati per accreditare i percorsi che la Regione ritiene opportuno costruire. E invece, purtroppo, non siamo ancora di fronte ad una normativa per i disturbi specifici di apprendimento, come la dislessia. In Liguria e Lombardia, invece, questo già succede. L'Italia i dislessici non se li sta inventando, esistono davvero».
di Davide Berti

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