La Repubblica del 18-03-2012
Sono la madre di un ragazzo di 13 anni che frequenta una scuola secondaria di primo grado a Milano. Mio figlio il 15 marzo ha svolto la gara del "Kangorou della Matematica" (prova nazionale di matematica) poiché la scuola che frequenta partecipa al concorso. Mio figlio è affetto da disturbo specifico dell'apprendimento (certificato dal neuropsichiatra) e in particolare ha un livello medio grave di dislessia e discalculia. Tradotto: legge con fatica e non sa fare calcoli a mente, nemmeno le fatidiche tabelline. Come da regolamento del concorso, il docente non ha consentito a mio figlio l'uso della calcolatrice e delle mappe concettuali. Tali strumenti non sono "aiutini" per scolari pigri o impreparati, ma una possibilità attraverso la quale mio figlio può partecipare normalmente alla vita scolastica senza sentirsi escluso né inadatto. Trovo discutibile (e discriminante) questa scelta, poiché non si è affetti da Dsa a tempo variabile. Lo si è sempre per tutta la durata dell'anno scolastico, tant'è che gli esami di stato prevedono per alunni con Dsa l'utilizzo di strumenti compensativi.
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