La dislessia è un disturbo dell'apprendimento di origine genetica che ri-guarda la difficoltà di lettura, scrittura e calcolo. Non è causata da un deficit di intelligenza (anzi, i bambini dislessici sono, il più delle volte, molto intelligenti, vivaci e creativi), né da problemi ambientali o psicologici. Spesso questi ultimi sorgono, invece, come conseguenza della perdita di fiducia nelle proprie capacità, della mancanza di autostima, di comportamenti sociali alterati, della chiusura in se stessi e della difficoltà di comunicazione di cui soffre chi è dislessico. Le famiglie sono spesso sole nell'affrontare il problema (che in Italia riguarda circa 1.500.000 persone) e gli enti scolastici, il più delle volte, non sono in grado di aiutare adeguatamente questi studenti nelle loro difficoltà che potrebbero superare se ben guidati.
Lo sanno bene le mamme di due bambini (oggi ragazzi) dislessici che abbiamo intervistato e che conducono ogni giorno una battaglia nel sostenere i loro figli nel difficile percorso di apprendimento e che si fanno promotrici del servizio di tutoring che, con il concorso dell’Associazione Nell’Attesa, partirà a settembre. Un servizio gratuito per ragazzi dislessici che individualmente verranno guidati nello studio e aiutati a trovare le strategie per raggiungere l’autonomia e il successo scolastico, sostenendoli sul piano dell’autostima, messa costantemente in crisi dal senso di inadeguatezza e di incapacità.
Quella del tutor vuole essere la figura di riferimento che manca per i ragazzi dislessici e per le loro famiglie. Un vuoto istituzionale che provato sulla pelle dei genitori di figli dislessici quando si sono trovati di fronte al problema di cui soffrono i loro ragazzi, trovando supporto e conforto nell’AID (Associazione Italiana Disles-sici).
E l’AID oggi a Palermo è un punto di riferimento specializzato per la diagnosi della dislessia con un laboratorio presso l’Aiuto Materno. Nel servizio di tutoring metterannoa frutto la loro esperienza – spiegano orgogliosamente due mamme socie dell’AID – maturata in anni di paziente lavoro con i propri figli, non privo di difficoltà, da quando frequentavano le elementari (periodo in cui iniziarono a manifestare grosse difficoltà nel leggere e scrivere). Un impegno che oggi le porta a sentirsi nuovamente diplomande insieme ai loro figli e a dire sorridendo “Chissà forse ci laureeremo”, visto che continueranno a fare i conti con le difficoltà dei loro ragazzi che oggi frequentano l’uno le superiori, l’altra l’università.
“Noi genitori di ragazzi dislessici siamo e cerchiamo di essere sempre quegli alleati di cui i nostri figli hanno bisogno. Un rapporto che aiuta a rafforzare la loro sicurezza, le doti, la pazienza e lo sforzo che compiono ogni giorno”, commentano le due mam-me e proseguono: “I nostri figli non sono malati, stupidi, pigri e svogliati. Sono invece ragazzi intelligenti, capaci e creativi che hanno semplicemente modalità di apprendimento diverse da quelle rigidamente standardizzate e che hanno pertanto bisogno di metodologie didattiche flessibili nonché di strumenti consoni alle loro peculiarità. In tale ottica, quindi, si dovrà sempre più preferire per questi ragazzi, per esempio, l’uso del computer per leggere più velocemente e scrivere più correttamente, riducendo così il loro gap nei confronti dei compagni. Così possono sviluppare le loro capacità, acquisire l’autostima necessaria per raggiungere il successo formativo e costruirsi il bagaglio culturale fondamentale per realizzarsi nella vita”.
Adesso questi genitori possono finalmente contare sulla legge che è stata approvata e che stabilisce l’uso di strumenti compensativi e dispensativi e di interventi specifici ed individuali per i bambini e i ragazzi dislessici.
Ma la strada, specie nel Meri-dione, è ancora lunga considerando che, nonostante la scuola abbia manifestato la piena disponibilità a supportare i casi di dislessia, manca di attrezzatura e organizzazione idonea a fronteggiare pienamente il problema. |
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