Tratto da Superabile
I dislessici in età scolare sono tra il 4 e il 5% della popolazione scolastica, circa 350 mila. Gli italiani dislessici sono circa 1,5 milioni. Stella (Psicologia clinica): ''Circa un terzo supera queste difficoltà in età adulta"
ROMA -"I dislessici in età scolare, dai 6 ai 18 anni, in Italia sono circa 350 mila, cioè tra il 4 e 5 % della popolazione scolastica, il disturbo però si attenua nella popolazione generale dove si stima un'incidenza del 2,5%. Gli italiani dislessici sono circa un milione e 500 mila". Ad affermarlo è Giacomo Stella, docente Psicologia Clinica presso la Facoltà di scienze della Formazione dell'Università di Modena e Reggio Emilia intervenuto alla conferenza stampa di presentazione della firma del protocollo che rende attiva la legge 170/2010 che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento. Per Stella, il problema è maggiormente sentito proprio durante il periodo scolastico. All'uscita da scuola, infatti, il disturbo lo si ‘avverte' meno in quanto non c'è la stessa necessità di studiare e quindi di leggere. Tuttavia, ha aggiunto Stella, sono circa un terzo quelli che in qualche modo superano queste difficoltà in età adulta.
Le difficoltà maggiori si incontrano proprio lungo tutto il periodo della formazione e spesso il disturbo viene confuso con il poco impegno dell'alunno. "Nella stragrande maggioranza dei casi persiste per tutto il corso della scolarizzazione e rende il percorso formativo molto problematico - ha spiegato Stella -. Negli anni passati molti bambini abbandonavano il percorso. Adesso si arriva alla scuola media superiore e abbiamo anche i primi dislessici che frequentano l'università. I dislessici, dal punto di vista intellettivo sono normodotati, anzi spesso hanno una intelligenza di livello superiore, semplicemente hanno un ostacolo molto forte per l'apprendimento della lettura e per leggere fluentemente".
Un ''piccolo grande problema'' che oggi si può affrontare in vari modi, ha aggiunto Stella. "Si può intervenire con la riabilitazione logopedica nei primi anni della scolarizzazione, ma dopo gli otto o nove anni la riabilitazione non serve più e il dislessico si trascina la sua piccola disabilità per tutta la vita con la differenza che non è visibile fino a quando non gli viene chiesto di leggere. Dopo la riabilitazione c'è la possibilità di utilizzare strumenti compensativi, cioè di usare computer che leggono al posto del dislessico. L'informatica, infatti, permette al dislessico di arrangiarsi e fare senza la mamma che leggeva al posto suo".
Particolare attenzione merita il ruolo dell'insegnante nel riconoscere i disturbi e rispondere in maniera adeguata alle necessità di questi alunni. "Gli insegnanti sul piano dei contenuti non devono cambiare nulla - ha concluso Stella -, ma sul piano dell'attenzione devono avere parecchie avvertenze. Per esempio, scrivere alla lavagna e cancellare subito dopo è una cosa che crea ai dislessici non pochi problemi e capita che a volte il bambino venga ritenuto pigro quando invece non riesce a fare quello che gli altri fanno con grande velocità". Ma le accortezze, ha aggiunto Stella, devono riguardare tutto il percorso scolastico, dalle lezioni alle verifiche. Grazie alla nuova legge, infatti, per gli alunni e gli studenti con Dsa verranno privilegiate le verifiche orali al posto delle scritte e anche le lezioni sarà possibile seguirle in versione orale grazie agli strumenti compensativi previsti dalla nuova norma. (ga)
(20 luglio 2011)
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