Loredana Biffo, 10 giugno 2011, 15:48
Approfondimento In Riferimento alla recente normativa, legge n. 170 2010 in materia di "dislessia, disgrafia e discalcuia", in questo periodo in cui la scuola si accinge a produrre valutazioni di fine anno e portare gli alunni agli esami, in attesa dei decreti attuativi è opportuno fare un punto della situazione
Nonostante la normativa, gli alunni con Disturbi Specifici dell'apprendimento, nella quasi totalità dei casi non ha potuto beneficiare dell'applicazione della legge 170/2010 a causa di un irrigidimento da parte dell'Istituzione scolastica. Altresì, sono stati sottoposti a forti pressioni; notevole è anche la confusione da parte dei dirigenti scolastici in merito alla formazione dei docenti, che senza questa, si sono rilevati impreparati ad applicare le misure compensative/dispensative.
I piani di studio personalizzati, detti Pdp, sono perlopiù compilati in modo arbitrario o perlomeno inadeguato alla specificità di og
ni soggetto, perchè, ricordiamo, ogni alunno con Dsa, abbisogna di un lavoro "personalizzato" in quanto hanno necessità differenti tra loro, pertanto i Pdp compilati attraverso prestampati, senza la consulenza della famiglia e dei neuropsichiatri e psicologi che seguono i ragazzi, non sono funzionali a dare esiti positivi.
Altresì si sono constatati "irrigidimenti" strutturali e valutativi da parte dell'Istituzione scolastica in generale (ovviamente con alcune eccezioni di scuole che si stanno attrezzando e sensibilizzando) che non ha saputo o voluto beneficiare del prezioso strumento dato dal DPR 275/1999 Art. 42; inerente all' autonomia scolastica (e precedente alla 170/2010) che offre lo strumento della "flessibilità", che le scuole possono adottare in "tutte le forme che ritengono opportune". Non solo nei calendari, negli orari, nei raggruppamenti degli alunni (ivi compresa la scomposizione numerica degli alunni per classe); ma è prevista anche in tutti gli aspetti dell'organizzazione educativa e didattica della scuola, intesa come 1) Personalizzazione educativa e didattica; 2) personalizzazione degli obiettivi formativi.
I piani di studio personalizzati, detti Pdp, sono perlopiù compilati in modo arbitrario o perlomeno inadeguato alla specificità di ogni soggetto, perchè, ricordiamo, ogni alunno con Dsa, abbisogna di un lavoro "personalizzato" in quanto hanno necessità differenti tra loro, pertanto i Pdp compilati attraverso prestampati, senza la consulenza della famiglia, dei neuropsichiatri e psicologi che seguono i ragazzi, non garantiscono il raggiungimento degli obiettivi.
Le associazioni presenti sul territorio, avevano fatto richiesta, di inserire la componente genitori all'interno del comitato preposto all'emanazione dei decreti attuativi. Questo allo scopo di dare un contributo indispensabile da parte di chi vive il problema in prima persona, e che certamente ne ha una conoscenza profonda in tutte le sue sfaccettature rispetto a quelle che sono le reali necessità di chi ha un Disturbo Specifico dell'apprendimento, e delle loro famiglie che si trovano schiacciate tra le esigenze didattico-procedurali, le pesanti ripercussioni psicologiche che sono sempre presenti in questi casi, e la "vischiosità" della burocrazia scolastica.
Purtroppo il Miur non ha risposto all' appello, e i decreti ancora non ufficiali, sono stati elaborati dal comitato scientifico non prevedendo l'integrazione dei diretti interessati alla normativa.
Nel frattempo l'Istituzione scolastica sta facendo poco o nulla per adeguarsi, accampando la scusa che la formazione per gli insegnanti non è obbligatoria e che non essendoci i decreti attuativi (detti anche linee guida), non può fare più di tanto, pertanto ci si deve affidare alla "buona volontà" (che in alcuni casi è reale) dei singoli docenti.
Nel frattempo l'Istituzione scolastica sta facendo poco o nulla per adeguarsi, accampando la scusa che la formazione per gli insegnanti non è obbligatoria e che non essendoci i decreti attuativi (detti anche linee guida), non può fare più di tanto, pertanto ci si deve affidare alla "buona volontà" (che in alcuni casi è reale) dei singoli docenti.
Inoltre la situazione è particolarmente grave nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, dove si sono già negli anni precedenti avute numerose bocciature di ragazzi con Dsa penalizzati sulle loro difficoltà "specifiche", ricordiamo che si tratta di soggetti con Qi nella norma, quindi in assenza di deficit cognitivi e sensoriali.
Purtroppo si prevedono numerose (quanto improprie) bocciature in questo anno scolastico, cosa che a fronte dell'autostima e ricadute psicologiche crea notevoli "disastri" a cui le famiglie e i medici si trovano poi a far fronte.
A tale proposito, la Senatrice Vittoria Franco, ha proceduto con una interrogazione parlamentare urgente, per chiedere che gli studenti con Dsa siano messi in condizione di superare le loro difficoltà specifiche, e di superare gli esami con tutti i relativi strumenti e accorgimenti legati alla "flessibilità didattica" che la normativa (anche quella antecedente alla 170/2010 relativa al citato Dpr 275/1999) prevede. Quindi una prima preoccupazione è già stata espressa riguardo all'applicazione della normativa e al riconoscimento delle diagnosi (è stato stabilito che vengano accettate anche quelle emesse dai centri privati) in vista degli esami di Stato. Successivamente la circolare ministeriale (a quindici giorni dagli esami) che vede obbligatorie le prove scritte per la seconda e terza lingua per tutti gli studenti, anche se in corso d'anno non si è adottata esclusivamente la forma orale, ha ulteriormente gettato nel panico le famiglie e i ragazzi con Dsa, in quanto la circolare non specifica cosa si debba fare nei numerosi casi di alunni certificati http://www.aiditalia.org/upload/interrogazione_urgente_sen_franco.pdf .
Se ne deduce che tale scelta concreta rientra, per le ragioni dette, nell'esercizio di discrezionalità tecnica, che nella scelta di tali strumenti viene attuata al fine di soddisfare gli intendersi pubblici prevalenti emergenti dalle finalità della norma quali risultano dall'art. 2 della legge citata.
Da ciò deriva la necessità da un lato di ridurre ai minimi termini (per i casi specifici di Dsa) la "discrezionalità tecnica" degli insegnanti, attraverso linee guida precise e "cogenti" che leghino in un tutt' uno provvedimenti dispensativi e compensativi nella fase dell'apprendimento con i criteri valutativi da applicarsi nella fase successiva e, dall'altro la previsione di non lasciare ai soli insegnanti il potere di scelta dei provvedimenti compensativi e dispensativi, affiancando loro altre figure professionali specializzate non solo nel momento della scelta dei provvedimenti anzidetti ma anche durante il percorso di apprendimento e di valutazione, in modo che possano esercitare anche un controllo sulle fasi di apprendimento e valutazione anche mediante l'espressione di pareri obbligatori. Cosa che si rivela quindi fondamentale per la sostanziale applicazione della 170/2010, al fine del successo formativo dei soggetti con Dsa, e la fine della dispersione scolastica e ricadute pesanti sulla personalità dei ragazzi in fase di formazione.
E' doveroso per dare voce ai soggetti con Dsa e alle loro famiglie, sia accolto dagli Uffici Scolastici provinciali e regionali. Tenendo presente anche la confusione che con la delibera CM 46 del 26 maggio a 15 giorni dal termine delle lezioni viene resa obbligatoria per l'esame di terza media la prova scritta per la seconda lingua francese, cosa che rende difficoltoso l'esame per tutti gli studenti che non sono stati preparati durante l'anno per tale novità; ma rende oltremodo irto di ostacoli l'esame per gli studenti con Disturbo Specifico dell'Apprendimento.
Data la gravità della situazione di disagio che i ragazzi con Dsa vivono, e stando ai numerosi problemi rispetto ai disturbi dell'apprendimento in generale, e l'incapacità del sistema scolastico di adeguarsi tempestivamente a necessità degli studenti con difficoltà; stando anche all'ulteriore disagio prodotto da interventi disastrosi con i famigerati "tagli" economici alla scuola, si ha l'impressione che la situazione si sia ulteriormente appesantita dopo l'approvazione della legge 170/2010. Resta il fatto che tra una disfunzione del sistema, una "cristallizzazione" dell'Istituzione scolastica, e le pessime politiche dei tagli, chi ci rimette pesantemente sono i bambini e i ragazzi, mettiamoci poi le correnti "negazioniste" delle diagnosi, secondo le quali non si deve certificare, il quadro è disastroso. Il Ministero dell'istruzione e tutti gli organi preposti, farebbero bene a muoversi, perchè le leggi oltre a doverle "fare bene", bisogna anche accertare che vengano applicate e rispettate, e che ognuno si assuma la responsabilità inderogabile del benessere e del diritto allo studio dei ragazzi.
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