A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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giovedì 17 ottobre 2013

Dislessia, pochi fondi e niente corsi: ma noi prof ce la mettiamo tutta

 Dopo aver ascoltato la voce degli esperti e lo sfogo dei genitori, torniamo sultema della dislessia. Stavolta però, a parlare è Cristina, un’insegnante della provincia di Firenze  da dieci anni è impegnata sul tema dei disturbi dell’apprendimento. Racconta come sia difficile parlare con i genitori che, presi dalla paura, all’inizio negano il problema. E di come sia necessaria una triangolazione stretta tra famiglia-scuola-ente locale.  Ma ora, con i tagli dei fondi,  i corsi di aggiormento che l’hanno aiutata così tanto non si organizzaranno più.

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Sono un’insegnante di scuola primaria in provincia di Firenze, e da dieci (dieci!) anni sono la referente per i Disturbi specifici di apprendimento.Nella mia regione da anni facciamo dei test ai bambini di prima e seconda per individuare precocemente i disturbi specifici, e alla fine della seconda, se i problemi persistono,vengono indirizzati alla Asl.
L’ufficio scolastico regionale ha proposto,negli anni passati, corsi di preparazione ed aggiornamento, che insieme a tante mie colleghe, ho seguito, e siamo state supportate da psicologi e neuropsichiatri e periodicamente ci formavano.
Le insegnanti non possono fare diagnosi, ma sicuramente l’esperienza fa riconoscere un problema.
Negli anni abbiamo individuato bambini con presunta Dsa ( Disturbi specifici di apprendimento) e indirizzati alla Asl, non senza difficoltà di accettazione da parte dei genitori. Ma anche per i genitori, nel mio comune è stato predisposto uno sportello di ascolto,e tanti sono quelli che vengono da noi scaricando la colpa sulle insegnanti incompetenti.
Alla fine, però, capiscono che il problema non può essere risolto solo a scuola, ma con una collaborazione scuola-famiglia-ente locale.
Purtroppo, per mancanza di fondi, quest’anno l’ufficio scolastico regionale non riproporrà i corsi di formazione e prevedo un futuro buio, ma vi assicuro che in Toscana è stato fatto molto.
Parlando con alcune mie colleghe di altre regioni, ho capito che mai hanno fatto test in classe, quindi ho capito che il siistema dipende dalla regione.
Adesso, però c’è una legge la 170, che obbliga gli insegnanti a seguire un Piano di studio personalizzato per i bambini con diagnosi di Dsa.E’ quindi arrivato il momento di colmare questo divario e gli enti locali che sono rimasti indietro devono muoversi nelle scuole per informare e formare gli insegnanti.
E devono farlo il più presto possibile per evitare che si ripeta il caso denunciato dal papà proprio su questo blog. Una diagnosi di dislessia a tredici anni è un caso limite, e sicuramente gli insegnanti della primaria e delle medie non erano preparati a riconoscere i Dsa. Oppure erano impossibilitati a fare diversamente senza una diagnosi specifica: una diagnosi che, comunque,  deve essere richiesta dal genitore, non dalla maestra o dal professore.

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