A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

giovedì 9 febbraio 2012

"I disturbi dell'apprendimento colpiscono il 3-5% degli italiani"

08/02/2012 - da ParmaDaily.it su
Intervista alla dottoressa Bianca Trifirò, Psicologa e Psicoterapeuta, Specializzata in Neuropsicologia dello Sviluppo. Attiva presso il Centro Medico Spallanzani di via Mazzini n.3 a Parma.“Quando e come si manifestano i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) alla luce dei recenti e numerosi dati raccolti e analizzati dagli specialisti in materia, presentati sulla letteratura scientifica internazionale?”I D.S.A. sono disturbi evolutivi, ossia riguardano lo sviluppo di abilità mai acquisite e non la perdita di abilità precedentemente possedute. Tali disturbi sono chiamati specifici, in quanto circoscritti specificatamente ai processi indispensabili per l’apprendimento (lettura, scrittura e calcolo) e comportano assenza di automatismi e di autonomia in queste abilità. Dal momento che essi riguardano gli apprendimenti scolastici, il loro impatto sulla qualità di vita si manifesta soprattutto a scuola.”
“Quali sono i deficit che sono ascrivibili tra i disturbi specifici di apprendimento?”“I D.S.A. attualmente riconosciuti sono 4:
1. Difficoltà nella decifrazione dei segni linguistici che si manifesta nella correttezza e velocità di lettura (dislessia)
2. Difficoltà nell’aspetto esecutivo della scrittura e della relativa realizzazione grafica (disgrafia)
3. Difficoltà nei processi linguistici di transcodifica ossia nell’ortografia (disortografia)
1. Difficoltà di calcolo, sia nella componente dell’organizzazione della cognizione numerica, sia in quella delle procedure esecutive e del calcolo. (discalculia).
Ognuno di questi disturbi può presentarsi da solo o in associazione agli altri.
Le persone che presentano un D.S.A. non rientrano in quelle condizioni di invalidità che la giurisprudenza tutela con la L. 104/92, espressamente ideata e prevista per le persone con disabilità. Gli alunni con D.S.A., tuttavia, hanno diritto ed estremo bisogno di una tutela, soprattutto a scuola, tutela che recentemente è stata predisposta e disciplinata dalla Legge 170 di Ottobre 2010. In particolare, questa legge riconosce e definisce la dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi specifici di apprendimento (Art.1). Essa, inoltre, promuove il diritto allo studio e alle pari opportunità degli alunni e degli studenti con D.S.A., individuando nella diagnosi tempestiva e precoce, nei percorsi specialistici e scolastici gli strumenti necessari atti a garantirne la tutela.”
”A livello epidemiologico che incidenza hanno sulla popolazione totale i disturbi specifici dell’apprendimento”?“L’incidenza è compresa tra il 3 e il 5 per cento della popolazione scolastica italiana. I D.S.A. hanno un’origine neurobiologica costituzionale e sono, pertanto, presenti fin dalla nascita. Queste caratteristiche non implicano una mancanza, ma una diversità: essi, infatti, riguardano una differenza di elaborazione delle informazioni e un differente modo di apprendimento, non una mancanza di apprendimento. La letteratura ha, inoltre, individuato una base di familiarità di questi disturbi: ciò vuol dire che è stata riscontrata la presenza di una maggiore percentuale di persone con D.S.A. nei genitori di un bambino con D.S.A. rispetto alla popolazione generale; al momento attuale la ricerca genetica sta cercando di individuare quali sono i geni implicati. I D.S.A di per sé non rappresentano un disturbo evolutivo particolarmente grave poiché il loro nucleo centrale è circoscritto a specifiche abilità; tuttavia il loro impatto va valutato in relazione ai “compiti di sviluppo” di una società altamente “letterata” come la nostra: ecco perché i D.S.A., soprattutto, se non riconosciuti in tempo, hanno effetti negativi macroscopici.
”La scuola può diventare un ambiente ostile allo scolaro DSA?””Certo, non sempre, ma in molti casi è così. Se la scuola non capisce le problematiche di un soggetto DSA, diviene per lui un luogo ostile, in cui ci si sente ridicolizzato per le difficoltà dimostrate nell’apprendimento. In questo caso possono esserci importanti ricadute sulla sua autostima e sulla percezione di auto-efficacia; tutto questo fa sì che il bambino sviluppi un’immagine negativa di sé. Se i pensieri del bambino, infatti, sono quelli di non valere e di non essere in grado di fare, le emozioni conseguenti saranno paura in ogni situazione che implica una valutazione (fobia scolastica) e tristezza. Se, poi, queste emozioni diventano molto intense e durature, allora si è in presenza di una vera e propria psicopatologia secondaria al D.S.A., prime fra tutte ansia e depressione, i disturbi psicologici più frequentemente associati a queste problematiche.
Il disagio del bambino, inoltre, può creare situazioni di conflitto con e/o fra i genitori, nei quali il sentimento di inadeguatezza dei figli può diffondersi ai genitori. Questi ultimi possono reagire in una modalità duplice e allo stesso tempo antitetica: creare e/o aumentare una conflittualità padre-madre, oppure coalizzarsi tra loro in veste di genitori contro gli insegnanti e/o contro il bambino. Anche a livello comportamentale possono insorgere gravi problematiche. Il bambino, infatti, può reagire al disagio vissuto a scuola essenzialmente con due modalità: proiettare il proprio disagio verso l’interno, chiudendosi in se stesso e isolandosi dal gruppo dei pari, o mettendo in atto condotte aggressive e comportamenti inadeguati. Noi adulti dobbiamo, a riguardo, avere bene presente che entrambe queste reazioni rappresentano risposte del bambino, le uniche che riesce a dare in quel momento, davanti al problema. Sono strategie che il bambino mette in atto per cercare di diventare invisibile o per spostare l’attenzione solo sul comportamento inadeguato, il tutto al fine di nascondere e/o di non attirare l’attenzione degli altri sulle proprie difficoltà scolastiche.”
”Che reazioni possono scaturire in un giovane soggetto a DSA, che quindi ha problemi di rendimento scolastico?” “In taluni casi gli alunni con D.S.A. arrivano ad abbandonare la scuola a seguito di una o più bocciature. Questo è un dato allarmante, considerando che nel nostro paese la dispersione scolastica riguarda il 18,8% della popolazione; in altri casi, si può assistere a fenomeni di isolamento sociale, nel quale questi bambini si allontanano e/o sono allontanati dal gruppo dei compagni oppure a scelte sbagliate in adolescenza verso la devianza delinquenziale e, come accennato sopra, a ricadute psicopatologiche. Ecco perché un D.S.A. non riconosciuto e affrontato in tempi adeguati può comportare un corollario di difficoltà e problematiche che superano per gravità il disturbo in sé. Risulta, pertanto, essenziale affrontare per tempo il problema di un figlio che, pur impegnandosi, non riesce a conseguire i risultati scolastici sperati.”
“Ci sono campanelli di allarme?”“Esistono alcuni segnali che ci possono far sospettare la presenza di un D.S.A.: per esempio se un bambino quando legge ha difficoltà a discriminare lettere simili da un punto di vista grafico (come m/n, c/e, f/t) o sonoro (come f/v, t/d, p/b, c/g) e/o a distinguere lettere orientate diversamente (come p/q, d/b), e/o trascura gli accenti, possiamo sospettare la presenza di dislessia. Inoltre, ci sono altri segnali importanti da non sottovalutare: dovremmo allertarci se improvvisamente il nostro bambino, soprattutto in corrispondenza dell’inizio della scuola, si comporta con modalità differenti dal solito, ad esempi diventa aggressivo o infantile, inizia a evitare gli altri e/o la scuola, è sempre molto stanco, presenta sintomi di somatizzazione, come mal di testa e mal di pancia. Esistono inoltre, alcuni fattori predittivi, come le difficoltà di linguaggio e/o di orientamento e/o di numerazione che ci possono allertare già prima che il bambino inizi a leggere, a scrivere e a far di conto. Da sottolineare è il trend per cui un bambino che durante la scuola dell’infanzia mostra difficoltà espressive o disturbo del linguaggio ha una maggiore probabilità di sviluppare un D.S.A. durante la scuola primaria.”
“In presenza di questi campanelli d’allarme, come può intervenire un genitore o un insegnante per risolvere un problema di DSA?”“E’ necessario che il bimbo possa avere accesso ad una valutazione diagnostica presso uno specialista in Neuropsicologia dello Sviluppo. In genere la figura di riferimento è il Neuropsichiatra Infantile oppure lo Psicologo specializzato in queste tematiche. La diagnosi deve essere precoce (a fine della 2° - 3° elementare) e tempestiva.”
“In che cosa consiste la diagnosi che fai per stabilire se un soggetto soffre di dislessia, disortografia, discalculia o disgrafia?”“Consiste in un’analisi dettagliata che prende in considerazione una serie di aspetti: la capacità di apprendimento in senso stretto, le capacità cognitive (che rappresentano il criterio discriminante per parlare di D.S.A.), la proprietà del linguaggio, la capacità mnemonica, le abilità di tipo prassiche e visuo-spaziali (soprattutto se si ha il sospetto di disgrafia), gli aspetti emotivi e meta-cognitivi.
“Qualora la diagnosi indichi il soggetto positivo a DSA; cosa è bene fare?”“Lo specialista preparato pianifica un percorso specifico sulle caratteristiche e sulle difficoltà della persona e coerente con la sua epoca di sviluppo. E’ necessario, inoltre, creare un dialogo multi - direzionale tra le varie figure di “riferimento” del bimbo: la famiglia, la scuola, lo specialista. Queste figure, integrate reciprocamente tra loro nel rispetto dei propri ruoli e competenze, hanno il compito di collaborare per realizzare un percorso che non deve riguardare solo lo studio dello specialista, ma deve estendersi anche e soprattutto a casa e a scuola, attraverso l’adozione delle misure adatte a quel bambino che gli permettano di superare gli ostacoli all’apprendimento. Si deve cioè creare un’alleanza di sviluppo. Solo un percorso di questo genere è in grado di incidere positivamente non solo sul disturbo in sé, ma anche sull’intero benessere del bambino.”
“Ci sono stati personaggi famosi che nonostante questi disturbi specifici dell’apprendimento si sono in un qualche modo contraddistinti?”“Ovviamente, ti cito solo alcuni nomi di personaggi più o meno illustri, come scienziati, attori, letterati che sono inclusi nel lungo elenco di coloro che hanno avuto Disturbi Specifici dell’Apprendimento: Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Agatha Christie, Oscar Wilde, Whoopi Goldberg, Henry Winkler (noto come Arthur Fonzarelli della serie tv Happy Days)… queste persone sono solo alcuni esempi, … Bisogna considerare che chi presenta un D.S.A. non è stupido: è una persona con difficoltà a imparare seguendo gli schemi logici, o imposti, usati dalla maggior parte dei propri coetanei, ma è intelligente per definizione. Infatti, per parlare di D.S.A. è necessario che le abilità cognitive siano adeguate, mentre in caso di funzionamento cognitivo inferiore alla norma i problemi di apprendimento si ascrivono a ritardo mentale. Un D.S.A. presenta, infatti, difficoltà specifiche circoscritte all’interno di abilità cognitive adeguate. Questo per dirti che un differente modo di apprendere, non deve significare differenti possibilità e differenti futuri. Credo, infatti, che noi tutti dovremmo cambiare prospettiva e iniziare a vedere i D.S.A. non più come disturbi ma come caratteristiche della persona.

Tommaso Villani

 

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