A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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giovedì 17 novembre 2011

«Le icone di Jobs, aiuto ai dislessici»

TRIESTE. Se una carpa si trasforma in capra, o se come diventa cime e per leggere una breve frase ci vuole tanto tempo, ebbene siamo davanti a un caso di dislessia, uno dei disturbi specifici dell’apprendimento (o Dsa) per cui il bambino fa fatica a imparare a leggere, scrivere o calcolare correttamente e rapidamente come i coetanei. La Struttura complessa di neuropsichiatria infantile in collaborazione con il Servizio di epidemiologia e biostatistica dell’Irccs Burlo Garofolo ha realizzato uno studio su scala regionale (2009-2010), analizzando 94 classi quarte di altrettante scuole elementari. Lo studio è stato finanziato dall’Agenzia regionale della sanità e condotto in collaborazione con l’Agenzia stessa, l’Ufficio scolastico regionale e l’Associazione italiana dislessia (Aid). È emerso che soffre di dislessia quasi il 3 per cento della popolazione scolastica: bambini spesso ritenuti pigri, svogliati o disubbidienti, che invece andrebbero aiutati e sostenuti con percorsi educativi su misura. «Il nostro primo obiettivo – spiega Isabella Lonciari, psicologo della Neuropsichiatria infantile e referente tecnico nazionale dell’Aid – è stato censire i casi regionali di dislessia. Con numeri più precisi in mano, abbiamo contribuito a inquadrare il fenomeno a livello nazionale, in un progetto che vede coinvolte dieci regioni italiane coordinate dal nostro Istituto». Che cosa si può fare per offrire ai dislessici una modalità di apprendimento dedicata? Dice Lonciari: «La diagnosi deve essere precoce, alla fine della seconda classe elementare. Esistono poi diversi iter riabilitativi che permettono di lavorare sulla correttezza della lettura e sulla rapidità. Nella maggior parte dei casi la lentezza non si elimina, ma la correttezza può migliorare». Ed è significativo che anche Steve Jobs, ceo di Apple da poco deceduto, abbia analizzato il problema con la vivacità che gli era propria. Osserva Lonciari: «Jobs ha creduto nell’importanza di offrire agli utenti una diversa modalità di accesso alle informazioni. La sua interfaccia grafica basata su icone può essere un valido aiuto per i dislessici che sono facilitati da un approccio per immagini, bypassando così la traduzione dal codice scritto a quello orale».
di Cristina Serra

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