A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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domenica 11 novembre 2012

È dislessico: quale scuola?

Il Corriere della Sera del 10-11-2012

Ansia da pre-iscrizione, norme, diagnosi «Ci sarà uno stand per ogni problema»

MILANO. La dislessia fa il tutto esaurito. È successo l'anno scorso all'open day per famiglie dell'Associazione Italiana Dislessia ed è probabile succederà ancora domani per la nuova giornata aperta che si tiene in via Ettore Bugatti dalle 10.30 alle 16 (
www.aidlombardia.it). La presidente Laura Sanvito anticipa che ci vorrà pazienza, ma tutti avranno una risposta. «Alla scorsa edizione abbiamo dovuto improvvisare l'ingresso con i numeri, come ai supermercati». E aggiunge: «Ce la mettiamo tutta e cercheremo di soddisfare ogni richiesta, ma voglio ricordare che è possibile incontrare gli specialisti, dietro appuntamento e sempre gratuitamente, anche durante l'anno». La onlus nata dai genitori Cosa c'è dietro questo affollamento domenicale? Inutile girarci intorno: i disturbi specifici dell'apprendimento, dislessia, disortografia (incapacità di scrivere correttamente le parole), disgrafia (difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici) e discalculia (disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche) spaventano ancora molto. Sembrano «socialmente accettati», ma poi nella quotidianità madri e padri hanno a che fare con grandi difficoltà, e arriva l'ansia. Basta un esercizio di matematica ancora irrisolto dopo un paio di ore o una paginetta di storia che proprio non entra in testa. La paura di mamme e papà riguarda il futuro, perché nonostante la normativa (la legge è uscita due anni fa e ci sono trenta pagine di linee guida per gli insegnanti) non tutte le scuole sono davvero pronte ad accogliere bambini e ragazzi dislessici. L'Associazione Italiana Dislessia è una onlus creata da genitori con figli dislessici. E questa è la sua forza: fra pari c'è una comunicazione franca e diretta, senza disagio. Ed è la forza di questa giornata, dove non viene tralasciato niente. «Organizziamo l'open day come una fiera», racconta ancora la presidente, «con tanti piccoli stand per ogni tematica. A ogni sportello c'è un esperto che ascolta, consiglia, indirizza». Gli stand novità Ci sono stand più tradizionali, come quello dedicato alla diagnosi (al mattino sarà presente il neuropsicologo Enrico Profumo), pensato sia per chi ha solo un sospetto che per chi ha già un certificato in mano ma cerca chiarimenti, o quello della logopedia (dove farla, se farla anche in attesa di diagnosi, con che frequenza, le alternative per i ragazzi più grandi). E stand-novità, come lo spazio Università, affidato a studenti dislessici che raccontano le loro esperienze e sottolineano i servizi che gli atenei iniziano a offrire. Poi ci sono stand più tecnici, ad esempio uno dedicato all'informatica. «Il computer è il grande amico dello studente dislessico e ha una doppia potenzialità: strumento compensativo ma anche didattico», spiega Davide Ferrazzi, formatore in tecnologia didattica e inclusiva. Che precisa: «Sono bombardato da quesiti tecnici da parte delle famiglie, ma capitano sempre anche domande personali. Il figlio che non vuole usare il pc in classe per non sentirsi diverso, il bambino che l'ha avuto sul banco per i tre anni delle medie e al passaggio alle superiori ha trovato ostilità...». Costruire l'autonomia «Bisogna imparare a leggere il non detto», conferma Rosi Montani, docente e counselor, impegnata allo sportello scuole secondarie (medie e superiori). «Questo è il periodo delle iscrizioni, drammatico per molte famiglie. Noi abbiamo una sorta di database creato negli anni con i racconti dei genitori. Consigliamo come scegliere un liceo a seconda di interessi e tipo di diagnosi e suggeriamo le scuole più attente e sensibili, dove gli insegnanti hanno seguito corsi di formazione». «La domanda che ricevo più di frequente riguarda le abilità strumentali. L'obiettivo è arrivare, nel tempo, all'autonomia nello studio», conclude Lorenzo Calligaris, pedagogista che segue lo stand elementari. «Ma al di là delle singole risposte, l'open day crea una rete per i genitori e apre collaborazioni che diventano punto di riferimento importante nei momenti di difficoltà». Non è la fila che fa paura.

di Marta Ghezzi

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