A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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martedì 10 gennaio 2012

Conti distinti, per favore!

Tratto da http://www.educationduepuntozero.it
Nei processi di valutazione e di efficienza del sistema scolastico non ci si può affidare a criteri docimologici che escludono i ragazzi più deboli e fragili. Per questo, sarebbe un bene rivedere le prove Invalsi che vengono calate dall’alto, discriminando, facendo “parti uguali fra disuguali”.
È tempo di tagli e di valutazioni. La scuola, come si sa, è stata tagliata e umiliata dal precedente governo che l’ha ridotta in condizioni di non “nuocere” più alla salute culturale del nostro Paese. Gli insegnanti sono stati presi di mira e sono stati visti come i responsabili primari degli scarsi apprendimenti dei nostri studenti nelle prove Invalsi e nei consessi internazionali (prove Ocse-Pisa).

Così si è cercato di rimediare attraverso la sperimentazione del progetto “Valorizza”, fortemente voluto dal ministro Gelmini e ripreso dall’attuale ministro Profumo. Il progetto “Valorizza” ha, infatti, coinvolto 33 scuole italiane, collocate in Piemonte, Lombardia e Campania, che “volontariamente” si sono impegnate in un percorso di valutazione interna (condotta da un nucleo formato dal dirigente scolastico e due docenti scelti dal collegio), per scegliere i colleghi considerati migliori, secondo il giudizio espresso dai genitori, dagli studenti, nelle scuole superiori, e (appunto) dai colleghi (oltre che dal preside).

Ai colleghi “bravi per sentito dire” è stata elargita una quattordicesima.

È ormai cosa risaputa che anche le prove Invalsi vengono somministrate per individuare le scuole più carenti e per accertarsi del livello di competenza degli insegnanti che vi operano.

Per chi avesse ancora dei dubbi in merito, ecco uno stralcio della lettera di intenti del Governo all’Unione Europea (26/11/2011). Nel documento si legge testualmente: “L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti”.

Ritornando al progetto “Valorizza”, pensate che nella valutazione degli insegnanti, un approccio “reputazionale” possa migliorare la qualità e l’efficienza delle scuole? Ecco cosa ne pensa il professor Maurizio Tiriticco: “Da quanto ho saputo da amici e da quanto avevo superficialmente ‘annusato’, l’esperienza tanto attesa, tanto vantata e tanto esaltata ha lasciato il tempo che trova! Ma che significa una valutazione fondata sul principio del ‘volemose bene’? Ma sì, il profff Tal dei Tali merita, è tanto bbbono, tanto bbbravo, tanto bbbenvoluto... invece la prof Tal’altra... non mi sembra che... e tu che dici? Ma, io direi... sì certamente... E lei che dice? Ma non so, però... Insomma, me li vedo di scuola in scuola, senza contesti precisi, senza parametri, senza indicatori, senza descrittori... parole grosse? No! Parole vuote! Insomma, tutto all’insegna del buon senso? Della reputazione della piazza? Mah! Ce n’è di strada da fare per la valutazione di sistema... A proposito... esiste un sistema? Sulla carta sì! Anzi, un ‘sistema educativo nazionale di istruzione e formazione’, e con tanto di virgolette... altro che l’insieme di scuole, anzi di unità scolastiche del buon tempo antico! Così dovrebbe essere, ma... Forse le distanze che ha preso il Ministro dalla Valorizzazione nascono proprio dai dubbi e dagli interrogativi che molti hanno rilevato! Continuiamo a giocherellare e nel frattempo... continuiamo a tagliare... questa sì che è una cosa seria! ‘Prima ci tagliano e poi ci valutano! Ma che vogliono da noi?’ Così dicono gli insegnanti!!! Quelli che veramente meritano! E poi, con questa comprensivizzazione forzata? Felice fine Ottocento quando il Regno fondava scuole e anche belle, funzionali, ancora esistenti! Felici anni Settanta quando avviammo la scuola dell’obbligo e costruimmo scuole nei più sperduti comuni... Ora invece con questa progressiva dismissione dell’intero sistema scolastico, ci imporranno pure le prove Invalsi? Io credo alla valutazione di sistema, ma prima bisogna adoperarsi per farlo funzionare e poi lo si può valutare. Ora abbiamo il contrario! Abbiamo dismesso la Ferrari per acquistare di seconda mano una vecchia 500, però vogliamo... anzi, vogliono che funzioni come una Ferrari! Proposta! SOSPENDIAMO LE PROVE INVALSI FINCHÉ NON ABBIAMO RIMESSO IN PIEDI LA SCUOLA!!!”

Se proprio si devono valutare gli insegnanti, le loro competenze, la loro professionalità, la loro umanità, si insista sulla registrazione obiettiva (educativa, cognitiva ecc. ) della situazione di partenza di un alunno, di un gruppo di alunni, di una classe e poi, dopo cinque anni nella primaria, tre anni nella secondaria di I grado, due e tre anni nelle superiori, si appurino e si stimino i risultati raggiunti dai discenti, i traguardi di competenza conseguiti nelle diverse aree disciplinari e nell’esercizio della cittadinanza attiva rispetto alla situazione di partenza. Per far questo, sarà necessario assicurare la continuità educativo-didattica dei docenti e investire fondi mirati per dotare le scuole di mezzi e strumenti necessari per permettere di svolgere compiti di prestazione autentici,complessi, significativi, personalizzati. Compiti di senso e di alto valore formativo!

Le scuole, dal basso, devono esprimere le metodologie e i criteri più adatti, significativi e di senso, per una valutazione autentica che tenga conto dei ritmi e degli stili di apprendimento di ogni alunno.

Nei processi di valutazione e di efficienza del sistema scolastico non ci si può affidare a criteri docimologici che escludono i ragazzi più deboli e fragili. Per questo, sarebbe un bene rivedere le prove Invalsi che vengono calate dall’alto, discriminando, facendo “parti uguali fra disuguali”.

Conti distinti, per favore!

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